Io scelgo Bertolaso

Troppo complicato, tortuoso e schizofrenico è, a mio giudizio, il percorso che ha portato Giorgia Meloni a candidarsi

Io scelgo Bertolaso

Molti lettori in queste ore ci stanno chiedendo da che parte starà Il Giornale nella sfida romana tra due pezzi del centrodestra, Bertolaso-Forza Italia da una parte e Meloni-Lega-Fratelli d'Italia dall'altra. Curiosità legittima ma un tantino eccessiva. Non siamo un organo politico, non decidiamo candidati: di mestiere osserviamo, raccontiamo e quando riteniamo commentiamo, facendoci come tutti delle opinioni su ciò che accade.

Per prima cosa, quindi, racconteremo senza omissioni le campagne elettorali dei due candidati senza pregiudizi, come ci impone la fiducia dei lettori che immagino presenti in entrambe le inedite tifoserie che fino a ieri sedevano in un'unica curva. Ma non voglio sfuggire al quesito. E dico che se votassi a Roma, la mia preferenza andrebbe per Guido Bertolaso. Troppo complicato, tortuoso e schizofrenico è infatti, a mio giudizio, il percorso che ha portato Giorgia Meloni a candidarsi. Sì, no, no, sì, forse, vedremo, mai perché aspetto un bambino. Mesi di attesa, nonostante le pressioni di Berlusconi che ben vedeva una sua discesa in campo. Poi la benedizione da parte sua, insieme a quelle del Cavaliere e di Salvini, del candidato Bertolaso «grande uomo, ottima scelta».

E infine il voltafaccia, al traino di Salvini dando l'impressione di essere, più che socia, strumento nelle mani del leader leghista nella scalata al centrodestra.A quel che risulta, Giorgia Meloni non aveva alcuna voglia di giocarsi questa partita. E quando ha deciso di farlo non ha messo sul tavolo alcuna motivazione politica. Non spiega perché a Milano Forza Italia va bene (addirittura Alfano) e a Roma no. Perché Parisi sì e Bertolaso no. Non si capisce, e la mancanza di chiarezza alimenta, e autorizza, qualsiasi sospetto, fondato o no che sia. Non si lancia con entusiasmo la candidatura di un uomo di prestigio come Bertolaso, che non è esattamente il primo che passa, per poi buttarlo via - peraltro senza motivo come fosse uno straccio usato.

L'ex capo della Protezione civile, viceversa, oltre che un curriculum di prim'ordine e una capacità operativa riconosciuta in mezzo mondo, ha un percorso lineare e coerente in quel suo non parlare e non muoversi da professionista della politica. Più che da ex fascisti come ha detto ieri Silvio Berlusconi quella del duo Salvini-Meloni mi sembra una operazione da sfascisti.

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