Migranti, emergenza sanitaria: "Qui fuggono, c'è un piano..."

Le immagini evidenziano come l'hotspot di Lampedusa è al collasso. Le norme igienico sanitarie non sono delle migliori. Chi ha il termometro della situazione migranti in Sicilia è il direttore dell'Asp di Ragusa Angelo Aliquò

Migranti, emergenza sanitaria: "Qui fuggono, c'è un piano..."

Continuano gli sbarchi a Lampedusa. Uno dietro l’altro. Diciotto nell ultime 24 ore compreso l’arrivo di un barcone con 267 persone a bordo. È grande emergenza a Lampedusa. Quasi 700 i migranti arrivati in pochi giorni nell’isola agrigentina. L’hotspot sta scoppiano in quanto è pieno di migranti. Difficili da seguire le procedure anticovid all’interno del centro migranti presente nell’isola. Dalle immagini, si nota come le norme igienico sanitarie non sono delle migliori. I migranti dormono per terra. Pochi i dispositivi di protezione individuale utilizzati all’interno del hotspot. Lunghissime file per chi arriva all’interno del centro senza un distanziamento sociale (guarda la gallery).

L'estate per Lampedusa è una bomba sociale che può scoppiare da un momento all’altro. Proprio ieri il governatore Nello Musumeci ha fatto una visita a sorpresa sull’Isola presa d’assalto dai migranti. Con lui anche l’assessore alla sanità Ruggero Razza. Parole di fuoco quelle del presidente della Regione contro il governto Conte. Ma chi denuncia la grave situazione che sta attanagliando la Sicilia è il direttore dell'Asp di Ragusa Angelo Aliquò. Il direttore è assolutamente convito che serve: "Una nuova strategia dell’accoglienza per la salute e la sicurezza pubblica".

Aliquò attraverso le sue parole, fa una fotografia della situazione migranti principalmente dell’hotspot di Pozzallo, ma non solo. "Abbiamo effettuato centinaia di test sierologici ai migranti prevalentemente di nazionalità tunisina, non classificabili come rifugiati. In questi mesi abbiamo imparato a conoscere le varie caratteristiche dei gruppi che compongono la popolazione dei migranti. Abbiamo imparato a leggere nei loro comportamenti, nei loro sguardi, cosa cercano quando arrivano nel nostro paese. Sappiamo che un Somalo o un Eritreo fuggono dalla guerra e dalle sofferenze, a volte arrivano alla libertà dopo un rapimento e dopo l’inferno della prigionia prima di essere buttati nel mare che non hanno mai visto prima. Se ce l’hanno fatta, se sono vivi, al loro arrivo non cercano altro", afferma il direttore.

Aliquò denuncia come numerosi tunisini scappano dai centri per migranti come se fosse già un piano prestabilito. Ma da chi? "La scorsa settimana diversi tunisini sono fuggiti dall’hotspot di Ragusa e finanche da quello di Pozzallo, raggiungendo un lucernario posto a diversi metri di altezza e utilizzando le manichette degli idranti per calarsi dal tetto, seguendo apparentemente un disegno ben preciso, come se sapessero dove andare". Il direttore pone l'attenzione sulla salute pubblica dei siciliani ma anche su quell dei migranti e si pone diverse domande evidenziano dei 'buchi neri' nella gestione dell'emergenza del sistema migranti.

"E la salute pubblica? Si, sono stati fatti i controlli sierologici, ma dovrebbe essere necessaria una vera quarantena perché il test sierologico è soltanto una misura di screening di prima linea, insufficiente senza una successiva attività di sorveglianza e monitoraggio. Fino a che punto riusciremo con le nostre forze dell’ordine a controllare? Fino quando le nostre misure di controllo sanitario potranno rispondere in modo adeguato alla minaccia? Fino a quando resisteremo?", si chiede. E ancora: "Queste evidenze ci stanno urlando contro che il fenomeno della immigrazione non è uno solo, è un fenomeno complesso, lo sappiamo, ed è importante riconoscere le differenze per agire in modo più efficace. Se spacchettiamo il fenomeno, se individuiamo le peculiarità del comportamento dei diversi gruppi, metteremo in condizione l’apparato di difesa del paese di avere gli strumenti per potere accogliere i deboli e i fragili che cercano la libertà e respingere chi cerca altro, chi rappresenta una minaccia sanitaria o sociale per le nostre comunità".

Angelo Aliquò era già stato ai vertici della azienda ospedaliera di Ragusa per 14 mesi, dal dicembre 2012 al febbraio 2014 ed oggi tocca con mano la crisi dei migranti nell'isola. Il direttore non ha nessun dubbio in merito al fatto che "è irrinunciabile ormai affrontare il problema in modo diversificato, cambiare la strategia dell’accoglienza o ci troveremo travolti da un becero razzismo di massa e non saremo in grado di aiutare chi davvero ha bisogno.

È arrivato il momento di dire di no a chi cerca di entrare in Italia senza un motivo valido e avere il coraggio e la determinazione di rimandare indietro chi rappresenta una minaccia alla salute e alla sicurezza di tutti".

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