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L'esperto di schianti spacciato per costituzionalista

Ieri La Repubblica ha affidato a Giuseppe Conte il compito di stroncare la riforma costituzionale incardinata dal governo

L'esperto di schianti spacciato per costituzionalista
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Ieri La Repubblica ha affidato a Giuseppe Conte il compito di stroncare la riforma costituzionale incardinata dal governo - l'elezione diretta del premier - con un titolone a tutta prima pagina («Meloni ripensaci») e l'intera pagina tre, cioè le posizioni più nobili di un giornale. Nell'intervista il leader dei Cinque Stelle si dice certo che «se la Meloni va al referendum si schianta».

Ora, non risulta da nessuna parte che Giuseppe Conte - avvocato di affari di una certa spregiudicatezza - sia un esperto costituzionalista, vero è che è un super esperto di schianti: il suo primo governo si è schiantato dopo un anno, il secondo dopo due, nel terzo (non più premier ma al fianco di Draghi) ha schiantato i Cinque Stelle ed è rimasto nella storia per essersi lui schiantato sul Covid e per aver schiantato i conti pubblici, prima con il reddito di cittadinanza poi con il super bonus centodieci per cento. Più che un politico Conte è una macchinina dell'autoscontro, ovunque giri va a sbattere ma fin qui sono fatti suoi. Ciò che lascia perplessi è che quello che fu il grande giornale rappresentante e pilota del pensiero di sinistra, La Repubblica di Eugenio Scalfari, si affidi a Giuseppe Conte per contestare una riforma costituzionale di questa portata e ce lo spacci come un acuto politico nonché fine pensatore. Sarebbe come chiedere a Roberto Mancini la ricetta per essere ammessi prima e vincere poi i campionati mondiali di calcio, a Soumahoro come gestire l'accoglienza degli immigrati.

Uno che, pur non essendo stato eletto, ha cambiato tre governi in tre anni, che per stare al potere si è alleato prima con la Lega di Salvini, poi con il Pd di Letta, infine con Forza Italia di Berlusconi, stando agli ordini dei tecnici di Mario Draghi, ci può davvero spiegare come deve funzionare una democrazia stabile ed efficiente? Può sostenere senza vergognarsi che il sistema va bene così come è? Certo, a lui va benissimo, questo è ovvio, lo abbiamo capito ed è la prova regina che urge cambiarlo.

Come è la prova che la stampa di sinistra per sostenere l'insostenibile («questa riforma è pericolosa») sta davvero raschiando il fondo del barile. Non mi stupirei se a giorni La Repubblica calasse l'asso: Danilo Toninelli nei panni di un novello Norberto Bobbio.

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