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In libertà l’assassino di Bob Kennedy: era stato condannato a morte

A distanza di oltre mezzo secolo, siamo a un passo dalla scarcerazione. Oggi, il palestinese Sirhan Sirhan non è più considerato un soggetto pericoloso

In libertà l’assassino di Bob Kennedy: era stato condannato a morte

Per ben quindici volte ha chiesto di uscire dal carcere, ma i giudici hanno sempre respinto la richiesta dei suoi legali. Adesso Sirhan Sirhan, il 77enne rifugiato palestinese, che il 5 giugno del 1968 uccise il senatore Robert Francis Kennedy, fratello minore del presidente John, come riporta il quotidiano Il Giorno, potrebbe ritornare in libertà. Dopo ben 53 anni di reclusione, l’assassino si presenterà per la sedicesima volta davanti alla commissione della California, non avendo alcuna opposizione da parte dell’accusa. Un esito insperato per Sirhan, il quale, dopo l’omicidio, fu condannato alla pena di morte. Solo successivamente, in seguito diversi appelli di incostituzionalità presentati dagli avvocati della difesa, il palestinese vide tramutata la sua condanna in carcere a vita con possibilità di libertà condizionata.

A distanza di oltre mezzo secolo, siamo a un passo dalla scarcerazione. Il 25enne Sirhan, agli inizi di giugno del 1968, colpì a morte il senatore Kennedy, che allora aveva 42 anni, subito dopo la vittoria alle primarie della California e del South Dakota, un successo che lo avrebbe portato diritto alla candidatura alla Casa Bianca. Si trattò di un nuovo scossone per gli Stati Uniti, la nazione che non aveva ancora dimenticato l’altro attentato, quello al fratello di Robert, il 35esimo presidente americano John, assassinato a Dallas, in Texas, il 22 novembre del 1963, mentre sfilava su una limousine decappottata insieme alla moglie Jacqueline.

Robert, invece, fu colpito da quattro colpi di pistola esplosi da Sirhan nelle cucine dell’Hotel Ambassador a Los Angeles. L’assassino fu subito preso e confessò immediatamente. Da allora è rinchiuso in carcere in attesa di ottenere la libertà vigilata. In passato i giudici non hanno mai riscontrato un reale pentimento nel rifugiato palestinese, il quale motivò il suo gesto per ragioni politiche. Sirhan non perdonava al senatore Kennedy il sostegno delle truppe statunitensi a Israele durante la cosiddetta Guerra dei sei giorni.

Oggi, il palestinese non è più considerato un soggetto pericoloso; oltretutto appena due anni fa fu aggredito in carcere e pugnalato e

da qual momento è in una cella di isolamento per ragioni di sicurezza. In quella stanza stretta e angusta ci resterà ancora per poco, dato che, nelle prossime ore, gli sarà concessa la clemenza richiesta.

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