Difficile commentare, più difficile interpretare. Per ricordare il momento più alto della nostra storia civile nella lotta alla mafia, il writer siciliano Tunus ha dipinto su un muro, in corso di Porta Ticinese a Milano, i magistrati Falcone e Borsellino sorridenti in dialogo affettuoso. Un coglione ha aggiunto una pistola puntata alla tempia di Borsellino nelle mani di Falcone. Non ci leggo mafia: ci leggo ignoranza e insensatezza. Un gesto ben commentato da chi ha scritto: «Viene da via Gola l'idiota che sfregia ciò che non comprende». E immaginiamo che lo identificassero: come si potrebbe punirlo, avendo fatto un intervento su un'opera, benché di soggetto nobile, abusiva come lo sono la maggior parte dei murales dei graffitisti? Una pena pecuniaria, non per lo sfregio, ma per l'abuso. Una ramanzina di indignazione morale, che ha di fatto legittimato il dipinto, difeso dal suo stesso soggetto e consacrato dalla volontà del sindaco Giuseppe Sala di ripristinare l'immagine originaria, giudicata non più illegale (per lo spirito di legalità che la consacra), ma una celebrazione pubblica contro tutte le mafie. Sarà. Tunus si era autoimmunito con la scelta del tema. Il vandalo lo ha consacrato.
Mentre apro il link per vedere l'immagine, mi viene incontro una notizia più sconcertante, dove sento più forte l'ombra della mafia e dell'ignoranza: «Foggia, figlio rimproverato, genitore picchia il vicepreside: ricoverato con trauma cranico e addominale». I due episodi si assomigliano.
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