L'insidia della tecnica che minaccia la democrazia

La lunga campagna romena è stata un laboratorio della disinformazione online

L'insidia della tecnica che minaccia la democrazia
00:00 00:00

Le recenti elezioni in Romania possono considerarsi, per più ragioni, una lezione della storia. Sarebbe un grave errore spedirle in archivio senza un'adeguata riflessione. In primo luogo, perché le presidenziali romene del 2025 sono state tra le «elezioni più social» della storia. TikTok ha sbancato: 9 milioni di iscritti in un Paese di 19 milioni di abitanti. Il candidato della destra George Simion ha scommesso sulla controversa piattaforma cinese, accumulando quasi un milione e mezzo di follower e puntando a mobilitare soprattutto i giovani. Ha fatto una campagna «trumpiana», usando una retorica nazionalista e antieuropea, perlomeno fino ai giorni subito precedenti il voto. Ha, però, perso. Il suo sfidante Nicusor Dan ha usato le piattaforme tradizionali di Facebook e Instagram. Ha utilizzato i social in modo più ordinario. Attraverso di essi ha pubblicizzato gli incontri ai quali ha preso parte. Ha sposato un europeismo temperato. Ha fatto l'apologia dell'onestà. Ed ha vinto con il 54% dei voti, sostenuto soprattutto dall'affluenza e dal voto dei romeni all'estero. Ha così dimostrato che i social si possono usare anche per veicolare contenuti non radicali.

Le elezioni, però, non si vincono solo sui social. E la sconfitta di Simion non deriva solo da qualche hashtag infelice. Piuttosto, dal fatto che, dopo aver acceso la miccia del nazionalismo, questa gli è scoppiata tra le mani. Simion ha costruito la sua carriera politica evocando la «Grande Romania» e riecheggiando toni irredentisti, con riferimenti alle minoranze romene dall'Ucraina alla Moldavia. Durante la campagna elettorale ha smussato i tratti più aspri del suo repertorio, provando a rabbonire la minoranza magiara: un pacchetto di voti che vale una mezza dozzina di punti. Ha fatto affiggere manifesti bilingue, ha accostato la sua immagine a quella di Orbán e si è rivolto in modo conciliante all'Unione Democratica dei Magiari di Romania. Ma in zone come la Transilvania è stato travolto da Dan. Gli ungheresi di Romania - molti con doppia cittadinanza - non hanno dimenticato quando Simion utilizzò proprio i social media per «documentare» l'installazione di croci e monumenti romeni in un cimitero militare dove riposavano i caduti ungheresi e tedeschi delle guerre mondiali. Ne seguirono tensioni, proteste, scontri. Così per lui il nazionalismo etnico si è trasformato in un boomerang. Nei Paesi del vecchio Patto di Varsavia, come nei Balcani, le ferite del Novecento non si sono rimarginate. Le tensioni interetniche restano latenti e le diffidenze tra comunità sono radicate nel tempo lungo della storia. Simion ne ha pagato le conseguenze.

Infine, la lunga campagna romena è stata un laboratorio della disinformazione online. La prima tornata elettorale, lo scorso anno, era stata annullata dalla Corte costituzionale che aveva denunciato le interferenze digitali di «attori statali» esterni nella campagna di Georgescu, il candidato poi sostituito in corsa da Simion. Quest'ultimo, a sua volta, dopo aver ammesso la sconfitta, si è rimangiato tutto. Ha accusato i governi di Francia e Moldavia di interferenze digitali nella politica interna romena. Ha tirato in ballo il discusso fondatore di Telegram, Durov, convinto che i servizi francesi avrebbero censurato i contenuti dei candidati di destra. È così dovuta intervenire di nuovo la Corte Costituzionale romena, che ha rigettato all'unanimità il ricorso di Simion confermando la validità del voto.

Insomma, il voto romeno dimostra che c'è qualcosa che oltrepassa il modo nel quale i social vengono utilizzati. Il rapporto tra politica e l'influenza della tecnica non è più un problema che può essere nascosto sotto il tappeto. Certo: in ogni periodo storico questo tema è stato declinato in modo diverso.

E oggi siamo a una nuova svolta. Per salvare la democrazia rappresentativa bisogna rinnovare regole e garanzie e adeguarle al tempo della trasformazione digitale. Navigare a vista può essere assai pericoloso e, soprattutto, ingiusto.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica