Cronache

Lodi, svolta su moschea di via Crema: arriva l’ordinanza

Il locale, che secondo il Pgt del comune avrebbe dovuto ospitare servizi tecnologici, era stato trasformato in moschea dall’associazione islamica del posto. Dopo il processo, ieri è arrivato l’aut aut: “Ripristinare i locali o l’amministrazione comunale si riprende tutto”

Lodi, svolta su moschea di via Crema: arriva l’ordinanza

È scontro aperto a Casalpusterlengo (Lodi) per quanto riguarda i locali che sino ad oggi, nonostante il Piano di governo del territorio non lo preveda, continuano ad ospitare la moschea della comunità islamica locale.

Stando a quanto riportato dai quotidiani della zona, tutto avrebbe avuto inizio nel lontano 2013. Dopo essersi visti negare un’altra struttura, i membri dell’associazione culturale islamica decisero di sistemarsi nello stabile di via Crema, provocando non poche polemiche. Durissimi furono gli attacchi degli esponenti della Lega, che in più occasioni chiesero l’immediata chiusura del centro, realizzato grazie ai soldi arrivati dal Qatar.

Ma la vera svolta sarebbe arrivata nel 2016, grazie ad un esposto presentato alla procura della Repubblica dalle forze dell’ordine. Alcuni agenti della polizia, infatti, denunciarono dei lavori di riqualificazione sulla struttura, operati però senza alcun regolare permesso, con lo scopo di renderla una vera e propria moschea. Non si trattava, quindi, di un semplice centro culturale, come previsto dalla legge.

Si avviò dunque un processo, in cui fu direttamente coinvolto quello che all’epoca era il presidente dell’associazione islamica, il marocchino Ghenji Abdellatif. Nei suoi confronti l’accusa di avere appunto svolto dei lavori senza alcuna autorizzazione. La struttura, fra l’altro, non poteva ospitare alcun genere di luogo di culto, come previsto dal Pgt. I locali avrebbero dovuto infatti ospitare unicamente degli impianti tecnologici.

Nella giornata di ieri si è infine giunti ad una possibile conclusione della querelle. È stata infatti firmata un’ordinanza che impone ai membri del centro islamico di rispettare il Pgt e ripristinare la struttura, rendendola ciò che sarebbe dovuta essere fin dall’inizio: un luogo adibito ad erogare servizi di tipo tecnologico. In caso contrario, il comune si riapproprierà del locale.

L’associazione ed il suo attuale presidente hanno 90 giorni per decidere. Certo, per loro sarebbe possibile anche un’altra strada.

Ovvero fare ricorso al Tar entro 70 giorni, oppure direttamente allo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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