Scena del crimine

L'odio degli "incel": così ammazzano chi è felice

Un mondo complesso quello degli incel, i quali vivono con rabbia il proprio insuccesso nell'ambito delle relazioni sentimentali. Il loro rancore può sfociare anche in omicidio

L'odio degli "incel": così ammazzano chi è felice

Traducibile nella lingua italiana in “celibe involontario”, il termine incel racchiude dentro di sé un mondo costituito per lo più da uomini eterosessuali che non riescono a instaurare una relazione sentimentale o sessuale con delle donne, nonostante da parte loro ci sia il desiderio. Un termine coniato per la prima volta nel 1993 dalla studentessa canadese Alana, che lo ha utilizzato per creare il sito intitolato “Alana’s Involuntary Celibacy Project” , il cui fine è però mutato nel tempo. L’obiettivo originario era quello di raccogliere le esperienze di chi, come lei, avesse avuto problemi nel creare una relazione sentimentale nonostante la volontà di vivere un rapporto di coppia. Attrazioni e amori non corrisposti hanno alimentato l’errata convinzione di non essere accettati dagli altri per motivi legati all’aspetto fisico, al carattere, alla posizione sociale o economica e così, col passare del tempo, il significato del termine ha subito un radicale cambiamento.

La parola incel è divenuta il grido di battaglia dei misogini. Le loro manifestazioni di odio verso le donne, ma anche verso gli uomini, oltre che ad apparire su appositi forum, si concretizzano in atti di violenza e omicidio. In questi canoni sembrerebbe rientrare il caso dell’assassinio di una coppia di Lecce, avvenuto il 21 settembre 2020 per mano di Antonio De Marco. Le vittime, Daniele De Santis ed Eleonora Manta, erano “colpevoli” di essere una coppia innamorata e felice. De Marco invece non lo era perché non riusciva a sopportare l’idea di essere da solo. Tra le frasi che gli inquirenti hanno trovato nel suo diario emerge il sentimento di disprezzo verso chi, al contrario di lui, fosse riuscito a dar vita a una relazione di coppia: “Perché nessuno mi ama? Qualcuno dovrà pagare”. In molti sul web hanno detto che si tratta di un delitto incel, anche se nessun esperto si è pronunciato in tal senso. Diverso il massacro nel campus universitario di Isla Vista, dove il suo autore, Elliot Rodger, il 23 maggio del 2014, ha ucciso sei ragazze che hanno avuto la sfortuna di trovarsi davanti a lui. Una vendetta preannunciata su YouTube contro le donne che lo hanno sempre rifiutato preferendo, a suo dire, uomini stupidi ma popolari. Rodger da quel momento, è diventato il vate protettore dell’ideologia incel. Cosa si cela dentro il mondo di questi soggetti? Ne abbiamo parlato su IlGiornale.it con Ilaria Cabula criminologa e psicologa forense.

Perché queste persone non riescono a trovare un partner nonostante lo desiderino?

“La motivazione di base sta nel fatto che per l’incel la ricerca e la scelta del partner avviene in modo razionale, in base a caratteristiche fisiche o materiali. Allo stesso tempo non viene preso in considerazione il fatto che l’innamoramento e l’amore fra due persone nasce in modo irrazionale nell’ambito di un’esperienza complessa e anche molto soggettiva. Ci si concentra sull’idea di non avere quei determinati requisiti fisici e materiali e si pensa di non poter meritare nessuno. L’incel a partire da quel momento non si attiva più nella ricerca di qualcuno e addossa la colpa della sua solitudine agli altri”.

Non tutti riescono a trovare un partner e non tutti diventano incel per questo motivo. Qual è il filo che separa queste due categorie di persone?

“Il filo è legato all’immagine che si ha di sé. Mi spiego meglio. Nel caso specifico dell’incel si possono rilevare generalmente bassi livelli di autostima, un basso senso di autoefficacia ma anche difficoltà relazionali che, in alcuni casi, sfociano in un ‘ritiro sociale’. Tutti questi elementi combinati insieme diventano un mix che alimenta le ideologie Incel. Essendo il focus legato all’aspetto fisico percepito in modo negativo, si desume che è appunto la propria immagine la causa che impedisce i rapporti interpersonali, soprattutto quelli intimi. C’è anche una rigidità di pensiero nel modo in cui queste persone codificano e interpretano tutti i segnali provenienti dall’esterno. Questa rigidità porta a generalizzare la situazione e a fare pensieri del tipo: ‘Siccome ho queste caratteristiche, allora nessuno mi vuole’ oppure ‘Se una donna decide di stare con me è perché teme di rimanere sola’. Magari si tratta di fatti realmente accaduti una o due volte, che invece di cadere nel dimenticatoio vengono generalizzati alimentando la convinzione che sia davvero così”.

Qual è il motore che alimenta questo modo di pensare?

“Il motore è rappresentato dai due filoni di pensiero in cui si ritrova la comunità incel. Si tratta della teoria Lms (Look, Money, Status) e della teoria evolutiva. La prima si basa sull’idea che le donne scelgono il proprio partner sulla base di tre caratteristiche specifiche: aspetto fisico, disponibilità economica e stato sociale. L’uomo scelto, secondo gli incel, dovrà avere dei buoni requisiti per tutti e tre i parametri. La teoria evolutiva si fonda sul fatto che le donne scelgono il partner sulla base della sua capacità riproduttiva. Per cui gli incel, ritenendosi oggettivamente brutti, pensano di non avere queste capacità e quindi di non essere scelti. C’è anche un terzo elemento che è quello della liberalizzazione sessuale, nel senso che a causa di un forte pensiero misogino, questi soggetti ritengono che le donne possono avere più partner sessuali e riescono a trovare sempre qualcuno disposto ad avere una relazione con loro. Ciò non accade per gli uomini, proprio in virtù del ruolo subordinato rispetto alle donne”.

Perché nasce la sensazione di essere rifiutati?

“Generalmente la sensazione di essere rifiutati e la paura del rifiuto nascono a seguito di uno o più episodi realmente sperimentati nella propria esistenza. Quindi nel momento in cui si viene rifiutati più volte, si tende a provare una forte sofferenza emotiva che a seconda delle proprie risorse personali, può portare a una riduzione dei livelli di autostima e a un aumento del senso di inadeguatezza nelle relazioni sociali. Questa condizione può portare a interpretare gli eventi successivi come continui rifiuti anche se non lo sono realmente. Il filo conduttore di tutto è l’interpretazione della realtà che non si basa su dati concreti, ma sulla ricerca di elementi che confermano quel tipo di pensiero”.

Perché gli incel sono soprattutto uomini?

“Perché pensano che le donne abbiano una sorta di potere all’interno delle relazioni di coppia, in quanto decidono in base a quei criteri prima detti, chi scegliere e chi no. Un problema invece molto lontano dal pensiero femminile”.

Le vittime sono prevalentemente donne ma anche uomini. Qual è la differenza nel disprezzare i due sessi?

“Nel caso degli uomini le persone disprezzate sono i Chad, ovvero quei ragazzi che, secondo la teoria degli incel, hanno un buono aspetto fisico, una buona posizione sociale e anche una buona disponibilità economica. Quindi tutti gli uomini che hanno le caratteristiche che l’incel non ha. Il disprezzo verso le donne si basa su un aspetto certamente misogino e sulla rabbia che siano loro a scegliere il partner sulla base delle caratteristiche prima dette”.

Secondo lei il caso di Antonio De Marco può rientrare in un delitto Incel?

“Non mi sono occupata di questo caso e quindi non sono in possesso di documenti specifici. Però partirei dal movente del delitto, ovvero alcuni stralci dei suoi appunti dove si leggono ad esempio frasi del tipo: ‘Li ho uccisi perché erano felici e mi è salita la rabbia’. In altri appunti De Marco ha scritto che il fatto di non avere una relazione gli stava provocando una forte sofferenza. In base a questi dati si potrebbe desumere che ci siano i connotati per un delitto incel. Tuttavia, una delle caratteristiche degli incel è quella di definirsi apertamente come appartenenti alla “comunità” incel, riconoscendosi in tale etichetta e frequentando appositi forum sul tema. A questo si aggiunge il fatto che si considerano oggettivamente brutti. Nel caso di De Marco, allo stato attuale non sono stati ritrovati né riferimenti legati a questa sua convinzione di bruttezza, né di appartenenza a questo gruppo. Quindi, sulla base di questi elementi, nutro dei dubbi al momento”.

Ci sono parametri “prestabiliti” per capire quando si è di fronte a un omicidio incel o variano da caso a caso?

“Come in tutti i casi di omicidio ci possono essere delle caratteristiche di somiglianza, ma non di parametri prestabiliti proprio perché ogni fatto è a sé stante. L’unico parametro in comune potrebbe essere legato al movente che sta dietro all’atto violento”.

Antonio De Marco non viveva da solo e nessuno ha capito niente. Personalità di questo tipo sono così difficili da riconoscere prima dell’evento omicida?

“Purtroppo sì, a meno che non ci siano dei fattori particolarmente evidenti”.

Elliott Rodger è un modello a cui si ispirano gli incel. Perché il bisogno di avere una figura di riferimento?

“Credo che sia da ritrovare nei meccanismi dell’Ingroup, ovvero il proprio gruppo di appartenenza. All’interno di un proprio gruppo si cerca un leader, cioè una figura di riferimento che ha delle caratteristiche ritenute importanti e quindi degne di essere seguite. Nello specifico, Rodger viene inteso come un modello di ispirazione perché, tramite un video pubblicato su YouTube prima della strage da lui commessa, ha lasciato un manifesto dell’ideologia incel”.

Quando un’ideologia di questo tipo può diventare pericolosa al punto da trasformarsi in aggressione e addirittura omicidio?

“Si possono rilevare diverse componenti che portano all’aggressione, alla violenza e all’eventuale omicidio o suicidio. Credo che alla base ci sia la misoginia, che spesso porta alla violenza di genere. La situazione si complica e diviene più pericolosa quando si frequentano i forum dove si incontrano virtualmente tantissime persone, che rafforzano vicendevolmente le proprie idee. Queste idee portano a un clima caratterizzato da rancore ma anche da sentimenti negativi nei confronti degli altri.

Queste situazioni gettano le basi per l’odio e per gli atti violenti”.

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