L'ombra della mafia sull'omicidio di Fragalà Tre arresti a Palermo

Svolta nelle indagini sul delitto del penalista, assassinato a colpi di bastone. I carabinieri arrestano gli esecutori materiali, due legati a Cosa Nostra

L'ombra della mafia sull'omicidio di Fragalà Tre arresti a Palermo

L'ombra della mafia aleggia sul delitto dell'avvocato Enzo Fragalà. A tre anni e mezzo dall'omicidio del penalista, massacrato a colpi di bastone all'uscita dal suo studio davanti al palazzo di giustizia il 23 febbraio 2010 e morto tre giorni dopo all'ospedale Civico di Palermo, i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo hanno dato un volto e un nome agli esecutori materiali del delitto.

Si tratta di Francesco Arcuri, Salvatore Ingrassia (entrambi pregiudicati per mafia e già in carcere e ritenuti affiliati al mandamento di Porta Nuova) e Antonino Siracusa. A incastrarli, oltre alle dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia, dei testimoni e delle telecamere, è stata un'intercettazione, effettuata dalla polizia durante un'altra indagine, un'ora prima dell'aggressione a Fragalà.

"Chiddi un turnaru cu ddi cosi i lignu", dice Siracusa a Ingrassia e Arcuri. Sarebbe stato Arcuri a colpire ripetutamente alla testa l'avvocato. Ma se è stata fatta chiarezza sugli esecutori materiali, restano però dubbi sul movente e sui mandanti. Al vaglio ci sono due ipotesi: una passionale e una legata a una vendetta di Cosa Nostra, in particolare dei boss dell'Uditore.

Per quanto riguarda la prima pista, tutto è basato sul racconto della collaboratrice di giustizia Monica Vitale, pentitasi nel dicembre 2011. La Vitale era l'amante di Gaspare Parisi, affiliato al clan di Borgo Vecchio. La Vitale sostiene di avere ascoltato Di Giovanni capomafia di Palermo centro finito in cella due anni fa mentre forniva una sua chiave di lettura dell'omicidio. Chiave di lettura basata sul fatto che Fragalà non si era comportato bene con la moglie di un suo cliente e da lì sarebbe partita la richiesta di dare una lezione al penalista per il suo atteggiamento irrispettoso.

La seconda pista verte sull'attività professionale del legale che aveva assistiti personaggi che gravitano nell'alveo di Cosa Nostra, come Vincenzo Marchese e Salvatore Fiumefreddo, imputati con l'accusa di avere fatto da prestanome al boss dell'Uditore Nino Rotolo. Non è esclusa che la mafia abbia voluto punire Fragalà per il suo comportamento in tribunale, anche se nell'ordinanza di oggi emessa dal Gip questa ipotesi non viene contemplata.

L'avvocato era molto conosciuto a Palermo sia per la sua attività professionale sia per il suo impegno politico.

Da sempre vicino alla destra, esponente di primo piano del Msi fino all'inizio degli anni '90, Fragalà è stato parlamentare di An dal 2001 al 2006, componente della Commissione Giustizia, della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, del Comitato parlamentare per i procedimenti d'accusa e della Commissione parlamentare d'inchiesta sul dossier Mitrokhin.

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