Cronache

MOA 2010, il pianeta sopravvissuto al suo Sole che predice la fine della Terra

A 7.600 anni luce da noi, gli astronomi hanno scoperto un pianeta che non è stato distrutto dalla fine della sua stella. Anche il nostro Sole collasserà in modo simile

MOA 2010, il pianeta sopravvissuto al suo Sole

Qual è la cosa peggiore che può accadere per un sistema solare? La morte della sua stella di riferimento. Eppure, a 7.500 anni luce da noi (circa 70 milioni di miliardi di chilometri), c'è un pianeta che è riuscito a sopravvivere. È stato battezzato "MOA-2010-BLG-477 L b" dal gruppo di astronomi che l'hanno scoperto (nel 2010, appunto), e che ora vogliono indagare su ciò che è accaduto per provare a comprendere cosa accadrà al nostro sistema solare, quando tra 5 miliardi di anni il Sole collasserà fino a divenire una piccola stella.

Gli astronomi sono riusciti a captare l'esistenza di MOA 2010 attraverso la microlente gravitazionale, un effetto che si verifica quando il campo di gravità di una stella opera come una sorta di lente d'ingrandimento, mettendo a fuoco la luce di un'altra stella lontana. Fenomeno che si verifica quando la stella più vicina è perfettamente allineata con quella più lontana. E se la stella più vicina ha anche un pianeta che le orbita attorno, quest'effetto è maggiormente percepibile e permette di rilevare la presenza di quel pianeta.

Stando alle prime rilevazione, MOA 2010 ha dimensioni simili a Giove e gravita attorno a una nana bianca, una stella che milioni di anni fa aveva caratteristiche simili al nostro Sole. Per questo, quel sistema solare è così simile (e promettente) per le ricerche) al nostro. Anche il Sole, tra miliardi di anni, esaurirà le riserve di idrogeno e, trasformandosi in Gigante rossa, ingloberà rendendoli in cenere Mercurio e Venere. Anche la Terra sarà distrutta dalla gravità della stella, mentre i pianeti gassosi (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) verranno spinti verso orbite più distanti. Dopo circa un miliardo di anni, il Sole inizierà a collassare fino a ridursi a una nana bianca. A quel punto, metà della massa solare (pari a 330mila volte quella della Terra) sarà concentrata in un geoide di dimensioni simili a quelle del nostro Pianeta.

L'ipotesi che i pianeti possano sopravvivere alla morte delle proprie stelle è da tempo ponderata dagli astronomi, ma finora non c'erano prove scientifiche. Ora ne arriva una da MOA 2010. Così gli scienziati avranno un tassello in più per stabilire con maggiore precisione come proceda l'evoluzione dei sistemi solari.

Ed è anche probabile che nell'universo esistano molti pianeti sopravvissuti alla morte delle loro stelle di riferimento.

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