Cronache

Moby Prince, spunta una nuova ipotesi sulla tragedia

Il raggruppamento investigazione scientifiche, a 31 anni dall’affondamento, potrebbe essere vicino a risolvere il giallo relativo alle cause della strage

Moby Prince, spunta una nuova ipotesi sulla tragedia

Una bomba con esplosivo a uso civile potrebbe essere stata la causa dell’affondamento del Moby Prince. Il raggruppamento investigazioni scientifiche dei carabinieri, a 31 anni dalla triste vicenda che portò alla morta di 140 persone, starebbe arrivando alla conclusione su come appunto un ordigno avrebbe causato lo scontro tra la petroliera Agip e il traghetto allora chiamato Navarma.

L’obiettivo è comprendere perché l’esplosivo, se davvero ciò avrebbe generato il peggio, fosse stato installato nel locale eliche di prua. Altro nodo, poi, su cui far luce è quello relativo alla tempistica, ovvero se un eventuale scoppio fosse avvenuto prima o dopo che la nave prendesse fuoco. Tale aspetto cambierebbe non poco la dinamica dei fatti.

Sembrerebbe, invece, allontanarsi l’ipotesi che il peggio possa essere stato provocato dalla combinazione tra idrocarburi e un innalzamento delle temperature. Sono, comunque, al lavoro i periti e sotto la spinta della commissione d’inchiesta della Camera dei Deputati, come rivelato dal Fatto Quotidiano, entrò metà maggio potrebbe esserci qualche importante novità.

I parenti delle vittime ripongono fiducia nell’operato della magistratura. Nonostante siano passati ben 31 anni dal 10 aprile del 1991, si spera che possa essere fatta verità rispetto a quanto successo nel mare di Livorno. La speranza, però, è che non si torni a parlare di omicidio colposo, ovvero di una tragedia avvenuta per negligenze o per sbagli causati dall’uomo. “In quel caso – afferma Nicola Rossetti, presidente del comitato formato dai familiari dei deceduti, sulle colonne del Fatto – non ci sarebbe alcun processo per la prescrizione del reato”.

Resta, intanto, aperta la questione relativa ai mancati soccorsi. Soltanto l’8 maggio sarà detta l’ultima dal tribunale civile di Firenze su una possibile omissione. Secondo quanto emerso dall’indagine della commissione d’inchiesta del Senato, effettuata nel gennaio del 2018, i passeggeri e i membri della Moby Prince sarebbero rimasti in vita alcune ore, con la speranza che qualcuno li aiutasse.

Tale motivazione avrebbe spinto i familiari delle 140 vittime a non arrendersi e a chiedere giustizia, seppure siano passato ormai diversi anni dall’accaduto. Pur essendoci già stata una sentenza, uscita nel settembre del 2020, che riteneva quanto verificato da Palazzo Madama solo un atto politico, i parenti di coloro che hanno perso la vita non intendono mollare.

Credono che possa ancora essere ribaltato il verdetto del tribunale che ha constatato che le persone non sarebbero morte in più di trenta minuti, escludendo così lo Stato da qualsiasi colpa.

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