Il Muro caduto e quello che resta

La notte del 9 novembre 1989 è davvero molto lontana. Appartiene a un altro secolo e tante promesse sono state dilapidate

Il Muro caduto e quello che resta
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Il "landinismo" è la forma meschina del comunismo. Non c'è utopia, non c'è speranza, non ci sono grandi promesse e non c'è neppure il senso di giustizia. È solo quello che resta quando tutto il resto è caduto. La notte del 9 novembre 1989 è davvero molto lontana. Appartiene a un altro secolo e tante promesse sono state dilapidate e se Mosca sicuramente ha perso siamo ancora qui a chiederci se Washington abbia realmente vinto. Il comunismo in Russia ha preso il volto di Putin, in Italia il Pci di Berlinguer ha invece lo sguardo da commercialista rampante di Maurizio Landini, uno che sciopera di venerdì per programmarsi il weekend lungo. È il cinismo da capo ufficio, uno di quelli che non si fida di nessuno, neppure di se stesso, e dietro i meriti altrui vede la beffa del destino. È il sindacalista che si sente Dio e non gioca a dadi, perché convinto che tutti gli umani sappiano solo barare. Ecco allora cosa resta del comunismo: l'invidia sociale. È la sindrome di chi odia i kulaki, i piccoli proprietari terrieri su cui Lenin aveva impostato la Nep. Trockij li detestava, Stalin prima non era d'accordo con il suo odiato avversario ma poi li perseguitò come nemici di classe. I kulaki non erano veramente ricchi, non erano nobili, ma non erano neppure abbastanza numerosi e rancorosi da essere una riserva di rabbia e odio da mettere in campo quando serve. Una parte dei kulaki di Landini sono quelli che un tempo venivano definiti "benestanti" e ora non sono più neppure quello. La loro colpa è rifiutare il concetto di reddito di cittadinanza. È la classe media che non va aiutata perché o non si è ancora arresa oppure continua a nascondere i segni della caduta. In ogni caso quello che infastidisce è il fermento di chi prova a non rassegnarsi. È il Mastro Don Gesualdo. È il peccato originale di tenere alla roba. È la punizione metafisica verso chi non è abbastanza "uguale". Sono questi i benestanti contro cui il "landinismo", che va ben oltre lo stesso Landini, ama puntare il dito.

Poi ci sono i ricchi senza nobiltà, quelli da colpire con la Patrimoniale, quelli che si sono tirati su in fretta senza appartenere a famiglie dal cognome certificato. Sì, perché è questa la più grande contraddizione del "landinismo". È sfuggente con i nipoti degli Agnelli e moralista con i "bottegai". È il "comunismo delle comari".

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