Coronavirus

"Noi bloccati allo Stretto di Messina", le storie di chi non può tornare a casa

Dopo l'inasprimento dell'ordinanza regionale e le conseguenze del braccio di ferro tra Sicilia e Calabria, in molti sono bloccati allo Stretto di Messina

"Noi bloccati allo Stretto di Messina", le storie di chi non può tornare a casa

Si sentono traditi e per nulla tutelati dallo Stato, ma soprattutto si sentono umiliati. Sono i 150 siciliani bloccati da ieri allo Stretto di Messina, a metà tra Villa San Giovanni e la Sicilia, e in attesa di rientrare nell'Isola. "Siamo tutti in regola e siamo tutti bloccati qui, senza nessun motivo. Ci stiamo ammalando di coronavirus per colpa loro", grida uno dei passeggeri in preda all'esasperazione dopo una notte passata al freddo nella saletta della stazione marittima. Dopo due giorni all'addiaccio in un limbo burocratico sospeso tra decreti governativi e ordinanze regionali, cresce la rabbia e la disperazione tra i viaggiatori siciliani rimasti ancora bloccati agli imbarcaderi di Villa San Giovanni. Il sindaco di Messina Cateno De Luca, nella notte tra lunedì e martedì ha bloccato chi entrava e usciva dalla Sicilia chiedendo conto e ragione degli spostamenti. Controlli anche ieri mattina, ma molti siciliani che sperano di rientrare adesso si sentono perseguitati. "Ce la facciamo la quarantena - dicono - nessuno ha detto di no. Dopo la quarantena ci fate i tamponi, i controlli, ma ci fate rimpatriare perché veniamo tutti dall'estero. Siamo lavoratori documentati, stiamo rientrando dall'estero".

Si tratta di circa 150 persone che attualmente sono ospitate, forse meglio dire accampate, con le loro autovetture sul piazzale Anas di Villa San Giovanni in Calabria. Sono vittime di un braccio di ferro tra il sindaco di Messina, Cateno De Luca, e il collega di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che ha chiesto di lasciar passare i siciliani. Ieri notte Il primo cittadino di Reggio ha messo a disposizione la polizia locale per scortare il lungo carosello di auto al porto di Reggio, ma al momento la situazione è in stallo. In quel piazzale percò ci sono piccole e grandi storie di chi cerca di tornare disperatamente a casa. Gianna e il marito, per esempio, sono arrivati Civitavecchia lo scorso 23 marzo. Stanno tentato di rientrare in Sicilia, dove hanno la residenza, ma al momento sono tra i bloccati "Sulla nave, dove non c'è stato nessun caso - raccontano all'Adnkronos - abbiamo già fatto la quarantena. La nave è partita il 9 marzo dal Brasile ed è arrivata a Civitavecchia il 23. A bordo sono salite le autorità che hanno controllato i nostri documenti e noi abbiamo presentato l'autocertificazione. Arrivati alla stazione di Roma Termini, la Polizia ci ha nuovamente controllato, ci hanno assicurato che non ci sarebbero stati problemi e il 24 mattina siamo partiti". Arrivati verso le 14 a Villa San Giovanni sono stati fatti scendere dal treno ed è stato detto loro che non potevano rientrare in Sicilia per violazione del decreto sull'emergenza. "Siamo stati fuori al freddo, fino a quando una persona di grande umanità ci ha fatto sistemare nella saletta della stazione". Ieri era stata paventata una possibilità: o restare all'addiaccio sperando che la soluzione si sbloccasse nel giro di 24 ore, oppure, fare la quarantena in un albergo a Reggio. Molti si sono rifutati perché restare a Reggio significava restare 14 giorni fuori casa. Ad oggi però, di rientrare in Sicilia non se ne parla.

Si sta cercando di mediare e trovare quanto prima una soluzione. "Sia consentito alle persone rimaste al porto di Villa San Giovanni questa mattina, dopo le prime partenze di questa notte, di rientrare a casa immediatamente. Sappiamo che sono tutti siciliani, conosciamo tutte le loro destinazioni. L'unica soluzione di buon senso è quella di scortarle fino a casa e metterle in quarantena vigilata. È vero hanno sbagliato a partire ma non possiamo adesso sequestrali - dice il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà -. Ieri sera al porto di Villa San Giovanni è andato in scena uno spettacolo indecoroso, indegno di un paese civile. Ora le Regioni dialoghino per arrivare ad una soluzione condivisa. Quelle persone - dice Falcomatà - vanno accompagnate a casa e messe in quarantena, per il loro bene e per il bene di tutti".

Nel pomeriggio è arrivata una nota dagli uffici presidenziali del governatore Musumeci. "Le vigenti disposizioni non prevedono, né consentono, alcuna autorizzazione in merito agli spostamenti dall'estero, sul territorio nazionale e nello Stretto di Messina verso l'Isola. I requisiti, e le modalità, sono infatti stabiliti dal decreto del presidente del Consiglio del 22 marzo e dai decreti interministeriali della Salute e delle Infrastrutture del 18 e 24 marzo".

Insomma per i bloccati nello Stretto di Messina, bisognerà ancora attendere una soluzione.

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