Il Guardasigilli Marta Cartabia ha annunciato il via all'iter per la riforma della giustizia. Ce lo impone l'Europa come condizione perché l'Italia possa accedere ai fondi straordinari stanziati per la ripresa post Covid.
I tempi infiniti della giustizia, sia civile che penale, sono infatti una delle cause della mancata crescita e già questo certifica il fallimento della tanto sbandierata autonomia e dell'autogoverno della magistratura. A furia di lasciarli fare, i giudici hanno portato il loro Sistema sull'orlo del fallimento e più che riformata, come abbiamo già sostenuto, la giustizia andrebbe commissariata, se solo la Costituzione lo permettesse.
Ma il problema della giustizia italiana non è solo l'efficienza, né è risolvibile semplicemente rimpolpando gli organici. C'è un problema di trasparenza nell'agire delle procure e di lealtà rispetto al giuramento di amministrare la legge in modo disinteressato «nel nome del popolo italiano» che non può essere risolto aumentando le risorse o modificando qualche meccanismo marginale. Altrimenti non si capisce perché - per fare l'esempio più clamoroso - Silvio Berlusconi stia per essere giudicato per un processo figlio di un processo in cui è stato assolto con la formula «per non aver commesso il fatto».
E qui si ritorna al problema principale, che è l'uso politico della giustizia, un cancro che ha condizionato - come raccontato da Palamara e come confermato dai più recenti fatti di cronaca - la vita democratica, oltre che l'assetto della magistratura. Applicando su se stesso il suo verbo, per intenderci, oggi Piercamillo Davigo, se ancora fosse in servizio, dovrebbe auto arrestarsi o, per lo meno, auto indagarsi, invece che arrampicarsi sugli specchi in un'imbarazzata e confusa difesa della propria diversità e immunità di casta.
Vedremo se i magistrati anche questa volta alzeranno le barricate per difendere ciò che ormai è indifendibile.
Se la politica cederà ai loro ricatti con la complicità della sinistra e dei Cinque Stelle, non solo metteremo a rischio i fondi europei, ma perderemo pure la speranza di vedere prima o poi riconosciuto a tutti gli italiani il diritto a una giustizia non soltanto veloce, ma soprattutto equa.
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