Cronache

Palermo, la lotta giornaliera dei presidi contro i pusher davanti alle scuole

Controlli antidroga delle forze dell'ordine nelle scuole palermitane. Al liceo Umberto I, il preside chiama i carabinieri. Gli studenti si ribellano e i genitori scrivono una lettera contro il dirigente scolastico

Palermo, la lotta giornaliera dei presidi contro i pusher davanti alle scuole

Presidi contro i pusher che stazionano davanti ai licei, bidelli costretti a fare da vigilantes per scacciare chi gironzola con fare sospetto attorno agli istituti scolastici, insegnanti che hanno deciso di dedicare parte dell'attività formativa per incontri orientativi sul rischio degli stupefacenti. Sostanze vendute a basso costo tra i 5 e i 10 euro, piazze di spaccio davanti a scuole, parchi e pub della movida. Succede a Palermo, dove da qualche settimana è una lotta senza quartiere tra i dirigenti scolastici e chi a scuola tenta di spacciare. I controlli delle forze dell'ordine sono in tutta la città e confermano che la diffusione di sostanze a bassissimo costo è un rischio in più per la salute soprattutto dei giovanissimi. Ecco perché i controlli partono proprio dai licei per evitare che le scuole diventino terra di nessuno.

Qualche giorno fa, su richiesta del dirigente scolastico del liceo Umberto I, i carabinieri sono intervenuti per effettuare dei controlli e contrastare il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti. I ragazzi non hanno gradito l'atteggiamento delle forze dell'ordine e hanno raccontato la loro versione dei fatti, con un lungo post pubblicato sulla pagina Facebook del Collettivo Umberto I. "L'azione è cominciata alle ore 10 e agli studenti è stato imposto di uscire dalle classi mentre, al loro interno, gli agenti con i cani perquisivano i nostri zaini - raccontano -. Diversi studenti, minorenni, sono stati isolati dai propri compagni e chiusi all'interno della classe in presenza del dirigente scolastico e degli agenti. Senza un reale motivo diversi studenti hanno subito atteggiamenti dal tono chiaramente intimidatorio da parte delle forze dell'ordine, convocati in caserma e minacciati di presentarsi autonomamente perché, in caso contrario, sarebbero stati prelevati direttamente casa. Turbamento e paura hanno fatto presto a dilagare fra di noi che, improvvisamente, ci siamo trovati al cospetto di una situazione paradossale e inverosimile. Una squadra numerosa di agenti in divisa irrompere nelle nostre classi e, alla nostra richiesta di spiegazioni, tace. Con rabbia ci chiediamo se questo sia il tipo di scuola che ha in mente il Ministro all'istruzione e tutta la Governance... è questo, dunque, che prevede il Decreto sicurezza? Per loro la sicurezza è incutere timore agli studenti? E' costruire una scuola in cui gli studenti vivano nell'ansia e nel timore di essere criminalizzati e maltrattati proprio nei luoghi deputati alla formazione intellettuale? Proprio nei luoghi in cui trascorrono la maggior parte del proprio tempo e che considerano uno spazio importante di socialità e crescita? Ci mandano la polizia e i cani, nel frattempo i tetti ci crollano addosso, siamo costretti a venire muniti di coperte per scaldarci e trascorriamo le ore di lezione in classi super affollate", scrivono gli studenti.

Non sono mancate le polemiche tra chi si è schierato a sostegno della decisione del preside e chi, tra i genitori degli alunni, ritiene che l’incursione dei carabinieri a scuola sia stata quantomeno fuori luogo e abbia "tradito il patto di fiducia" tra genitori e preside. Il dirigente scolastico dell'Umberto, Vito Lo Scrudato, però non ci sta e conferma che "tutto si è svolto regolarmente.

I carabinieri hanno agito con professionalità, attenzione e nel rispetto delle garanzie per gli studenti".

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