Ripartono gli aerei delle ong: sgambetto di Macron all'Italia

SeaBird, l'aereo usato da Sea Watch per monitorare il Mediterraneo centrale, dopo lo stop imposto dalle autorità italiane nei giorni scorsi ha usato come base la località di Propriano, nel sud della Corsica

Ripartono gli aerei delle ong: sgambetto di Macron all'Italia

Non solo mezzi navali, bensì anche aerei. E non stiamo parlando di una missione internazionale da avviare nel Mediterraneo, ma al contrario di tutto quello di cui dispongono le varie Ong impegnate in questi giorni a largo della Libia. A tenere banco nelle ultime ore è stata soprattutto la vicenda dell'Ong tedesca Sea Watch.

Come riportato da un articolo de La Verità, nei giorni scorsi i membri dell'organizzazione, con in testa l'addetto stampa Giorgia Linardi, hanno lamentato lo stop imposto dalle nostre autorità ai voli di Moonbird: "Il governo italiano ha chiuso i nostri occhi sul Mediterraneo centrale – si legge in una nota di Linardi – Da venerdì il nostro aereo di monitoraggio civile Moonbird non può più alzarsi in volo da Lampedusa”.

Moonbird è il mezzo usato già da diversi anni da parte di Sea Watch per perlustrare lo specchio d'acqua compreso tra le zone Sar italiane, libiche e maltesi. Non è la prima volta che le autorità del nostro Paese vietano a Moonbird di decollare per “dichiarata attività Sar non autorizzata”, applicando quindi quanto previsto dalla legge. Fausto Biloslavo il 26 giugno scorso su ilGiornale ha sottolineato come in altre occasioni l'Enac, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, aveva fermato Moonbird. Anche se poi puntualmente dopo qualche settimana il velivolo riprendeva la sua attività, peraltro molto costosa. Sempre nell'articolo di Fausto Biloslavo è stata segnalata una spesa mensile di circa 60mila Euro per mantenere Moonbird.

Che, tra le altre cose, non è l'unico mezzo aereo nella flotta di Sea Watch. A fine giugno l'Ong tedesca ha presentato sui social il nuovo arrivato: si tratta di Sea Bird, un aereo da ricognizione nuovo di zecca subito reso operativo specialmente quando a inizio estate Moonbird è stato costretto a subire lavori di manutenzione: “Mentre Moonbird si ferma per manutenzione – si leggeva nel tweet di Sea Watch dello scorso 29 giugno – Seabird ci permette di continuare a individuare imbarcazioni in pericolo, prestare assistenza nei soccorsi e documentare violazioni di diritti umani nel Mediterraneo”.

Adesso che il primo aereo è fermo ma per imposizione delle nostre autorità, l'Ong si “consola” attivando SeaBird dalla Francia. La Verità ha infatti riportato che l'altro aereo di Sea Watch è decollato nei giorni scorsi dalla località di Propriano, nel sud della Corsica. Da qui il mezzo è in grado di raggiungere in poche ore il Mediterraneo centrale e permettere dunque all'Ong di perlustrare lo specchio d'acqua interessato dalla rotta libica.

L'occhio di Sea Watch quindi, a dispetto di quanto dichiarato dalla Linardi, non è stato chiuso. Se da un lato le autorità di Roma sono intervenute per mettere freno a un volo non conforme con le regole, quelle di Parigi non starebbero facendo alcuna obiezione al decollo di SeaBird dalla Corsica. E le attività di segnalazione ai mezzi navali a terra dunque può proseguire senza grossi problemi. Al pari di come in questi giorni stanno proseguendo del resto tutte le varie attività in mare fatte dalle altre Ong.

Dalla Mare Jonio a Open Arms, passando per la Alan Kurdi appena

tornata in mare e la stessa Sea Watch 4 che nei giorni scorsi ha portato più di 300 migranti in Italia, le organizzazioni stanno provando sul finire di questa estate a tornare alla carica. Anche, per l'appunto, con mezzi aerei.

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