Cronache

'L'Italia dia un porto ai migranti' ​E la Alan Kurdi torna in mare

La nave dell'Ong tedesca Sea Eye è tornata ad effettuare missioni dopo quattro mesi e accusa di nuovo l'Italia di aver volutamente ritardato le proprie operazioni nel Mediterraneo. La nave Mare Jonio ha chiesto un porto sicuro in cui sbarcare

'L'Italia dia un porto ai migranti' ​E la Alan Kurdi torna in mare

Da un lato una nave, quale la Alan Kurdi, che torna in mare dopo quattro mesi e lancia accuse alle autorità italiane per aver fermato le attività dell'Ong tedesca in tutto questo tempo. Dall'altro invece, la Mare Jonio che ha chiesto un porto in cui sbarcare con 25 persone a bordo. In mezzo, i continui approdi a Lampedusa che non accennano ad arrestarsi. In questo mese di settembre, nonostante i proclami dei giorni scorsi di Luigi Di Maio, l'emergenza immigrazione in Italia non accenna ad arrestarsi.

Alan Kurdi di nuovo in mare

L'ultima volta che la Alan Kurdi era approdata in Italia è stato nel pieno del lockdown, quando il 17 aprile scorso 150 migranti a bordo sono stati fatti salire a bordo della Raffaele Rubettino, prima nave per la quarantena usata dal governo dopo lo scoppio dell'emergenza sanitaria. Adesso, a distanza di quattro mesi, la nave usata dall'Ong tedesca Sea Eye, si appresta a tornare nel Mediterraneo Centrale.

A comunicarlo sono stati gli stessi membri dell'Ong tramite il canale Twitter: “Dopo una pausa forzata di quattro mesi – si legge sulla pagina social – la nave Alan Kurdi torna in mare per una nuova missione”. La pausa forzata a cui hanno fatto riferimento i membri di Sea Eye è quella riguardante il fermo amministrativo ordinato poco dopo l'arrivo a Palermo del mezzo battente bandiera tedesca.

Il 6 maggio scorso infatti, a seguito di alcuni controlli effettuati sia sulla Alan Kurdi che sulla Aita Mari, nave dell'Ong spagnola Salvamento Maritimo Humanitario arrivata nel porto del capoluogo siciliano in quegli stessi giorni, la Guardia Costiera ha notificato il sequestro per via di alcune irregolarità. Un episodio quello che ha innescato da parte di Sea Eye non poche polemiche, accusando l'Italia di voler impedire le missioni di salvataggio da parte delle Ong e di aver attuato una manovra politica.

E anche nell'ultimo tweet non sono mancate accuse rivolte al nostro Paese: “La detenzione forzata da parte delle autorità italiane – si legge ancora nella nota di Sea Eye – ha impedito tre missioni programmate della nave. Secondo l'Oim 252 persone sono annegate nell'area operativa dell'Alan Kurdi durante quel periodo”.

I membri dell'Ong tedesca hanno inoltre fatto sapere di aver sfruttato gli ultimi 4 mesi per apportare migliorie alla nave e preparare l'equipaggio alla nuova missione. Il via libera alla navigazione verso il Mediterraneo centrale e dunque in punti attraversati dalla rotta libica dell'immigrazione, è stato dato sia dalle autorità tedesche che spagnole, sempre secondo Sea Eye. Nei prossimi giorni è possibile quindi che la nave giunga a destinazione, con ulteriore pressione per l'Italia sul fronte dell'accoglienza dei migranti.

La Mare Jonio chiede un porto

E sempre sul fronte delle Ong, c'è da registrare la richiesta da parte dei membri di Mediterranea Saving Humans di avere quanto prima un porto italiano in cui poter sbarcare. Infatti la nave Mare Jonio, usata dall'organizzazione, ha a bordo almeno 25 migranti recuperati sempre a largo della Libia: “Di fronte alle violazioni del diritto internazionale commesse da Malta – si legge in una nota di Mediterranea – abbiamo formalmente chiesto alle autorità Italiane un porto sicuro per i 25 naufraghi a bordo. Nessuna risposta ancora”. Ancora una volta Malta ha delegato all'Italia, con il suo diniego, la risoluzione del problema.

Intanto la scorsa notte la nostra Guardia Costiera ha evacuato una donna incinta dalla Mare Jonio, la quale accusava malesseri. Adesso la persona soccorsa si trova in un ospedale siciliano.

Continuano gli sbarchi a Lampedusa

Nella scorsa notte un'imbarcazione con 70 migranti a bordo è stata avvistata a largo della più grande delle Pelagie. Soccorsa dalle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, le persone al suo interno sono state portate nel locale centro di accoglienza di contrada Imbriacola. Si è trattato dell'ennesimo sbarco autonomo di migranti partiti dalla Tunisia di questo mese di settembre. Una situazione che sta tornando a essere complicata, dopo la tregua dovuta al maltempo degli ultimi giorni: nell'hotspot infatti, sono presenti 358 migranti a fronte di una capienza massima di 192.

Segnali di come, oltre al discorso relativo alle Ong, l'Italia deve continuare a guardarsi dalle partenze lungo le coste tunisine.

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