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Battisti e il boccone "indigesto". Ora si lamenta pure del menù

Cesare Battisti, ex militante dei Proletari armati per il comunismo, chiede di cambiare regime alimentare perché non consono al suo stato di salute

Battisti e il boccone "indigesto". Ora si lamenta pure del menù

L’ex terrorista rosso Cesare Battisti, che sta scontando due ergastoli per quattro omicidi commessi alla fine degli anni Settanta e attualmente è detenuto nel reparto di massima sicurezza del carcere di Massama a Oristano, torna a far parlare di sé.

Questa volta l’ex militante dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, si è lamentato per il cibo servito nell’istituto penitenziaria giudicato poco, di scarsa qualità e non adeguato per chi, come lui, è affetto da diverse patologie. Questo è l'oggetto del ricorso presentato al tribunale di Sorveglianza di Cagliari dall'ex latitante. Battisti, però, ha colto la palla al balzo e, approfittando dell'occasione, ha anche voluto sottolineare le sue condizioni di recluso costretto in isolamento. L’ex terrorista rosso, assistito dall'avvocato Gianfranco Sollai, ha presentato un reclamo in cui ha richiesto ulteriori esami clinici per ottenere pasti adeguati in quanto quelli consumati fino ad ora non sarebbe adeguato al suo stato di salute.

"Gli altri detenuti di Massama hanno la possibilità di cucinare, mentre lui no, perché è in isolamento e, dunque, non può che servirsi dei cibi preconfezionati che passa la struttura", ha precisato il difensore di Battisti. Per questo motivo, Sollai ha già depositato la richiesta per ottenerne l'uscita dal regime di isolamento che il suo assistito avrebbe dovuto scontare per sei mesi ma ancora in corso per carenze strutturali. "Io capisco che queste considerazioni non facciano piacere all'istituto e probabilmente non è neanche colpa della struttura, ma le devo fare perché sto male", ha detto Battisti davanti ai giudici della Sorveglianza quasi a voler rimarcare che la sua richiesta non è un capriccio ma è legata ad una questione di salute.

Sulla possibilità che l’ex terrorista dei Pac possa avere cibi diversi, il giudice deciderà entro dieci giorni. Su questi tema, nel frattempo, la Procura generale ha chiesto che la domanda sia respinta. Sulla richiesta di sostituire l'isolamento "come previsto dalla legge", invece, il Tribunale deve ancora fissare la data dell'udienza. Battisti era già comparso davanti ai giudici di sorveglianza a metà maggio chiedendo la detenzione domiciliare per evitare una possibile infezione da coronavirus ma il tribunale aveva respinto la sua richiesta.

La richiesta dell’ex membro dei Pac non è piaciuta a Matteo Salvini: "Assassino comunista si lamenta del menù in carcere? Taci e digiuna, vigliacco", ha scritto su Facebook il leader della Lega postando la foto di Battisti con la frase "in carcere cibo scarso e di pessima qualità".

"Rido davvero. Certo, lui è abituato a mangiare ostriche, cozze e pasta alle vongole al mare, come può piacergli il cibo del carcere? La cosa assurda è che gli venga ancora data la possibilità di esprimere certe richieste e che qualcuno gli dia spazio". È quanto ha dichiarato all'Adnkronos Alberto Torregiani, figlio adottivo di Pierluigi e membro dell'Associazione italiane vittime del terrorismo, sulla richiesta di Cesare Battisti. Alberto era un adolescente quando la sua vita venne stravolta. In una rapina compiuta dai Pac rimase ucciso il padre e perse l'uso delle gambe dopo essere stato colpito alla colonna vertebrale da una pallottola sparata dai terroristi. "È ancora un privilegiato - prosegue - è questa l'assurdità. Se un detenuto comune si lamenta, nessuno lo ascolta, si lamenta lui e fa notizia. Io sono garantista sempre e sono per la tutela dei diritti di tutti, ma qui stiamo davvero esagerando. Credo che non meriti attenzione".

In un post su Facebook, lo stesso Torregiani ha scritto che "la violazione delle Leggi ti porta a subirne le dirette conseguenze, prima o poi... Il carcere e il tempo ammonito, hanno lo scopo di pegno e recupero e in questa operazione ambe le parti debbono impegnarsi al tale scopo. Cosi è come vedo io la reclusione, una pena certa come dato stabile per la sicurezza sociale e, allo stesso, un percorso di recupero individuale atto al reintegro nella società. Quando per anni hai armato la tua mano, sporcato di sangue il tuo cammino, celato il tuo rammarico, schernito le tue vittime, beffeggiato le regole sociali... e quando, la fortuna ti ha voltato la schiena e ti trovi ora a pagar pegno, ecco, le monete che dovresti spendere sono il silenzio, il rammarico, il pentimento, la riflessione consapevole che ciò che hai è merito alle tue azioni". "Ora - prosegue il post - che tu non voglia spendere le 4 monete è nelle tue decisioni morali, ma che paragoni al Conte di Montecristo le tue "catene" è assai irritante. Non sei il solo, anche qui fuori c'è gente che vive di stenti ma non si lamenta".

Dopo essere stato arrestato in Bolivia nel 2019 per i quattro omicidi a lui attribuiti, l'ex terrorista dei Pac aveva riconosciuto le proprie responsabilità nel momento del rientro in Italia.

La condanna era arrivata per aver assassinato il 6 giugno 1978 Antonio Santoro, maresciallo del Corpo degli agenti di custodia, il gioielliere Pierluigi Torregiani ed il macellaio militante nell'Msi Lino Sabbadin il 16 febbraio 1979 e l'agente della Digos Andrea Campagna il 19 aprile 1979.

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