Se il populismo diventa una scusa per insultare

Se il populismo diventa una scusa per insultare

Un tempo Giorgio Gaber si interrogava con ironia su cosa fossero la destra e la sinistra. Oggi forse dedicherebbe una canzone a un'altra parola che ha travolto gli argini per infilarsi in ogni discorso: «populismo».

Tutto è populista. Secondo gli avvocati della difesa nel processo di Viareggio (la strage del treno) «la sentenza di condanna è populista» perché troppo dura. All'inaugurazione dell'anno giudiziario, qualche magistrato ha sostenuto quasi il contrario: è populista criticare le sentenze considerate miti dall'opinione pubblica. Il conduttore tv Carlo Conti ha dichiarato che le polemiche sul suo cachet, 650mila euro, sono un «attacco populista». Nicola Lagioia, romanziere da Premio Strega, ha stroncato così Francesco Petrarca: «È un genio, ma è indiscutibile che la sua lingua sia diventata nel tempo curiale, leguleia, ministeriale, infine populista». La corruzione «alimenta i fenomeni populisti» sottolinea il magistrato Raffaele Cantone.

Matteo Salvini è populista per definizione. Giorgia Meloni è populista per tradizione. Silvio Berlusconi è spesso ritratto come il padre nobile del populismo italiano ma ha denunciato i rischi di una deriva populista. Secondo Mario Monti e Massimo D'Alema, l'ex premier Matteo Renzi è un po' populista. Per la maggioranza del Partito democratico, il populista invece è D'Alema, protagonista del Comitato per il No. Resta il Movimento 5 stelle. Beppe Grillo ha scritto sul blog di essere «fieramente populista». Poi ci ha ripensato: populisti sono tutti gli altri. Il segretario della Cei, Nunzio Galantino, ha sintetizzato così il rischio che corre l'Italia: «Combattere il populismo col populismo».

Il fenomeno è planetario. In Francia c'è Marine Le Pen, regina del populismo. Tuttavia anche il socialista François Hollande e il repubblicano Nicolas Sarkozy sono stati additati come populisti. Va da sé che l'intera Europa orientale è minacciata dalla crescita dei movimenti populisti. Non iniziamo neppure a parlare dell'internazionale populista: Donald Trump, Theresa May e Vladimir Putin. I sudamericani poi hanno il copyright del populismo, che siano di destra o di sinistra.

Populismo, scrive la Treccani, nell'accezione storica indica il «movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia tra l'ultimo quarto del secolo XIX e gli inizi del secolo XX». È una manifestazione del «socialismo rurale». Nell'accezione moderna, indica una «forma di prassi politica (...

) caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari». Oggi «populismo» è sinonimo di «demagogia» o un insulto generico. Visto il successo della parola, c'è però il rischio che sia da populisti dare del populista a qualcuno.

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