Puglia, ancora un incendio nel ghetto dei migranti

A Borgo Mezzanone il fuoco brucia 15 baracche. Si indaga su un gesto doloso dei clan

Puglia, ancora un incendio nel ghetto dei migranti

Due roghi in appena undici giorni. Un bilancio pesante per la baraccopoli di Borgo Mezzanone, nel foggiano, già balzata agli onori della cronaca per il numero di migranti maggiore rispetto addirittura ai residenti pugliesi della piccola frazione pugliese in provincia di Foggia, per le condizioni disagiate degli extracomunitari dentro e fuori il centro di accoglienza e per una serie di fatti di violenza, spaccio di droga e prostituzione. L'ultimo è accaduto l'11 dicembre dello scorso anno, quando venne ritrovate nelle campagne adiacenti la baraccopoli il corpo di una giovane donna di 23 anni arsa viva.
Quello di Borgo Mezzanone è un caso particolare in Italia. C'è il paese, che sarebbe una frazione di Manfredonia, in Puglia, a cui si affianca il centro di accoglienza con, in media, 1200 richiedenti asilo e accanto una baraccopoli dove finiscono altrettanti immigrati una volta superato il tempo massimo di accoglienza nel centro. Circa settecento le baracche. Una vera e propria bidonville che ricorda quelle sudafricane. Una terra di nessuno, lì dove sorgeva la base Nato, ironia della sorte, e dove ora spaccio di droga, violenza e prostituzione sono la quotidianità.
A creare ancora allarme questi ultimi due roghi che, fortunatamente, non hanno arrecato danni alle persone, ma riaccendono i riflettori in quella che sembra una terra di nessuno.

Quindici le baracche distrutte e inspiegabile è la causa del rogo. Così gli inquirenti che continuano le indagini puntando sul gesto doloso pensano a una mano invisibile esterna. Ai clan che controllano il mercato illegale di droga e prostituzione.

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