Uno schiaffo a tutta Italia

"Ma quante Italie esistono?", si chiederanno domani nel resto del mondo

Uno schiaffo a tutta Italia
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«Ma quante Italie esistono?», si chiederanno domani nel resto del mondo apprendendo che sulla guerra in Israele il nostro Parlamento ha approvato ben quattro mozioni diverse nella forma e, a tratti, nel contenuto, proprio nel giorno in cui si scopre che i terroristi palestinesi, durante il loro attacco, hanno decapitato donne e bambini civili inermi. Stiamo con i tagliagola o con le vittime? «Con i secondi», dice senza ombra di equivoco la mozione proposta dalla maggioranza; «dipende», si sostiene invece con sfumature diverse nelle tre mozioni in cui si è divisa l'opposizione.

Ovvio che il Parlamento sia il luogo del dibattito, che non tutti i suoi componenti siano obbligati a pensarla allo stesso modo. Ma il Parlamento non è neppure uno studio televisivo dove gli ospiti si scannano a favore di telecamera per vincere la gara dell'applausometro. No, quando si tratta materia delicata quale è la politica estera e il ruolo dell'Italia nel mondo, sia pure dopo «ampio e approfondito dibattito», il responso di un Paese che aspira ad avere credibilità e affidabilità nel contesto internazionale dovrebbe essere univoco e gli inevitabili e legittimi distinguo relegati agli ambiti politici e mediatici.

La sola idea che qualcuno, alla luce delle quattro distinte mozioni, possa pensare che l'Italia in questo momento non stia compattamente dalla parte di Israele è cosa che mette i brividi, eppure la sinistra ha ancora una volta anteposto la sua ideologia all'interesse dell'Italia, la sua frustrazione al senso dello Stato.

Un passo indietro. Primo marzo 2022: il Parlamento è chiamato a esprimere la sua opinione sulla guerra in Ucraina e il conseguente da farsi. Mario Draghi, allora premier, chiede una posizione univoca e netta pro Kiev, ne va della credibilità dell'Italia.

La sua variegata maggioranza tentenna e si rischia il pasticcio se non fosse che il leader dell'opposizione, Giorgia Meloni, invece di specularci sopra a sorpresa annuncia: «Io voto con il governo». A quel punto le divisioni rientrano e Draghi porta a casa il risultato sperato. Ecco, per dire che ci sarà un motivo se a distanza di pochi mesi le elezioni le ha vinte lei e la sinistra le ha perse.

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