Da uomo solo al comando a uomo solo, il passo è più breve di quanto si possa immaginare. Ancora una volta, infatti, Matteo Salvini ha deciso di ballare in solitaria all'interno del centrodestra. Con Forza Italia e Fratelli d'Italia che sono letteralmente caduti dal pero quando ieri mattina il leader della Lega ha deciso di annunciare una mozione di sfiducia al ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina. La mossa, infatti, non è stata né concordata né tanto meno anticipata agli alleati, pur trattandosi di una scelta evidentemente ponderata se Salvini decide di formalizzarla con tanto di nota scritta inviata alle agenzie di stampa. Un problema non solo di forma, visto che tra gli azzurri e dentro Fdi sono convinti che la mozione non farà che ricompattare la maggioranza e rinsaldare la traballante poltrona del ministro più discusso del governo (mal sopportato da tempo dallo stesso Giuseppe Conte e da tutto il Pd). Esattamente come accaduto tre mesi fa con il Guardasigilli Alfonso Bonafede, inutilmente sfiduciato sempre dalla Lega. Di qui le repliche piuttosto freddine degli alleati, che non si sfilano dall'affondo di Salvini ma neanche lo seguono. Tutti criticano duramente l'operato dell'Azzolina, ma quasi nessuno usa la parola «sfiducia». Che, evidentemente, non convince. «Il ministro dell'Istruzione è solo la punta dell'iceberg, tutto l'esecutivo deve andare a casa e con le elezioni regionali gli italiani potranno esprimere la loro sfiducia al governo», si smarca Giorgia Meloni che si guarda bene dal parlare di mozione di sfiducia in Parlamento.
D'altra parte, è proprio tra Salvini e la leader di Fdi che i rapporti sono più tesi. Colpa di incomprensioni personali, ma anche del fatto che l'ex ministro dell'Interno mal sopporta l'ascesa che i sondaggi attribuiscono alla Meloni e al suo partito. Anche per questo, forse, Salvini ha deciso di giocare da solo pure la campagna elettorale. E nonostante sia costantemente in giro per l'Italia con 4-5 appuntamenti pubblici al giorno, ancora non ha trovato il tempo di farsi vedere a fianco dei candidati governatori di Fdi in Puglia e Marche, Raffaele Fitto e Francesco Acquaroli (con quest'ultimo solo una fugace comparsata di pochi minuti a Macerata a inizio agosto). «Penso non abbia mai pronunciato il loro nome in pubblico, un po' come Fonzie che non riusciva a dire ho sbagliato», ironizza un big di Fdi. La cosa, ovviamente, non è passata inosservata. Anche perché nell'ultimo mese e mezzo Salvini è stato sia nelle Marche che in Puglia. Dove tornerà domani e resterà fino a lunedì con ben undici appuntamenti già in agenda tra la provincia di Bari e quella di Lecce. E al momento non è previsto alcun incontro pubblico con Fitto, anche se questa volta sarà difficile sostenere - come già fatto a fine luglio - che «le rispettive agende non si incrociano». Peraltro, proprio oggi, Silvio Berlusconi interverrà telefonicamente a una manifestazione a sostegno di Fitto che si terrà a Bari, presente per Forza Italia Antonio Tajani. Insomma, la persistente assenza del leader della Lega rischia davvero di diventare un caso. Ragione per cui non è escluso che alla fine Salvini decida di trovare il tempo per farsi vedere insieme al candidato governatore di Fdi. Anche perché la Meloni non sta usando lo stesso metro e già in diverse occasioni a luglio si è presentata in Toscana al fianco della leghista Susanna Ceccardi per sostenerne la candidatura alla presidenza della regione.
Non stupisce, dunque, che nonostante le ultime elezioni - le Europee del 2019 - abbiano ampiamente consacrato il Carroccio primo partito della coalizione (34,2% contro l'8,7 di Forza Italia e il 6,4 di Fdi), nessuno degli alleati si sia mai spinto a definire Salvini il «leader del centrodestra». Un ruolo che nessuno gli riconosce anche per questo suo continuare a muoversi in solitaria, da capo della sua Lega e senza troppo curarsi degli alleati. Mozioni di sfiducia e comizi, infatti, sono solo due esempi di una lunga lista di accelerazioni che hanno di fatto logorato - forse irrimediabilmente - il suo rapporto con la Meloni.
Per non parlare dell'ormai annoso braccio di ferro sul fronte comunicazione. Da tempo, infatti, dentro Fratelli d'Italia seguono attentamente uscite, prese di posizione, tweet e post di Salvini, convinti che il leader della Lega insegua costantemente la Meloni. «Copia i nostri slogan», è l'accusa rivolta all'ex ministro. E, in effetti, sono davvero tante le volte in cui la macchina comunicativa del leader della Lega è arrivata qualche ora dopo quella della Meloni. Anche su temi non al centro del dibattito, come la giornata internazionale del cane, un tassista minacciato con il coltello a Milano oppure gli orafi di Firenze. Screzi, ci mancherebbe. Magari coincidenze. Ma comunque il termometro di una stabilità alquanto precaria tra due dei tre leader del centrodestra. Un equilibrio che potrebbe saltare proprio con le elezioni del 20 e 21 settembre.
Se Fdi riuscisse a portare a casa Puglia e Marche e nel Veneto la lista del governatore uscente Luca Zaia andasse sopra quella della Lega, il leader del Carroccio si ritroverebbe non soltanto solo, ma anche accerchiato. Dall'esterno e dall'interno. E a quel punto per Salvini il risultato della Toscana diventerebbe vitale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.