Tav bocciata, non ha passato l’esame dei tecnici

Salvini vuole andare avanti e il governo si prende ancora del tempo per decidere

Tav bocciata, non ha passato l’esame dei tecnici

La Tav sarebbe stata definitivamente bocciata dall’analisi sui costi–benefici eseguita dai tecnici. La linea ferroviaria ad Alta velocità che unirebbe Torino a Lione vede sempre più lontana la sua realizzazione. Il professor Marco Ponti ha consegnato ieri pomeriggio il resoconto del suo lavoro al ministero delle Infrastrutture.

A questo punto la palla passa al governo che dovrà decidere se continuare l’opera anche senza l’ok dei tecnici, oppure troncarla definitivamente. Completare i 249 chilometri mancanti non sarebbe infatti risultato favorevole secondo le stime prodotte dagli esperti. La spesa che si andrebbe ad affrontare non sarebbe giustificata dai benefici che ne deriverebbero, sia economici che di tempi e inquinamento. Il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha però sottolineato che “Il documento ricevuto dal professor Ponti e dalla sua task force è una bozza preliminare”. E che comunque “l’analisi di carattere tecnico-economico e la parallela analisi giuridica andranno doverosamente condivise con la Francia, la Commissione Europea e in seno al governo, prima della loro pubblicazione”.

Il vicepremier Salvini vuole continuare e non lo nasconde affatto. Ieri ha detto di essere “favorevole a un Paese che va avanti, che cresce e non va indietro”. E oggi evoca un referendum: "Nessuno vorrebbe e potrebbe fermare la richiesta di referendum ovviamente", ha detto il ministro, "Non parlo di indiscrezioni giornalistiche, anche perchè in questi sei mesi ho letto sciocchezze mai esistite. Io sono a favore, lo ribadisco. Se l'opera è a metà è più utile finirla, che fermarsi".

Da una parte i grillini che vorrebbero chiudere qua la questione. Dall’altra la Lega che vorrebbe invece continuare. E in mezzo il presidente del consiglio Giuseppe Conte che non si sbilancia.

Una decisione dovrà comunque essere presa, e neanche in tempi molto lunghi. E si dovrà tenere conto anche delle penali che l’Italia rischia di dover sborsare nel caso il governo decidesse di interrompere l’opera. Circa 2 miliardi di euro.

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