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La Ue accoglie Biden coi dazi. "Ma siamo pronti a toglierli"

Benvenuto Joe Biden. L'Europa accoglie il futuro presidente degli Stati Uniti con un muro di tasse

La Ue accoglie Biden coi dazi. "Ma siamo pronti a toglierli"

Benvenuto Joe Biden. L'Europa accoglie il futuro presidente degli Stati Uniti con un muro di tasse. Bruxelles ha deciso proprio ieri di mettere 3,99 miliardi di dollari di dazi sull'importazione degli aerei Boeing e su altre merci ad alto quoziente tecnologico. È l'ultimo atto della guerra commerciale che sta spaccando l'Occidente.

Il paradosso è che il governo Ue non ha nascosto la gioia per la sconfitta di Donald Trump, l'uomo che ha rimproverato al vecchio continente di vivere sulle spalle del gigante americano e di non pagare il prezzo della sicurezza. Allora come si spiega questa mossa? Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, si affretta a dire che non c'è alcuna ostilità. È una sorta di atto dovuto. La colpa è di Donald Trump. È stato lui il primo a «sparare», con una serie di dazi whisky scozzese, vini francesi, olive spagnole, formaggi italiani come Parmigiano e Grana, la mortadella o i salumi e perfino il limoncello e soprattutto ha colpito gli Airbus europei. Si tratta in totale di 7,5 miliardi di dollari. La Ue insomma ha risposto agli aerei con gli aerei. La speranza però è di tornare presto alla pace.

Il messaggio è già stato fatto arrivare a Biden. Se Washington fa marcia indietro, i dazi europei spariscono in un attimo. I governi europei sono convinti che senza più Donald alla Casa Bianca i rapporti Usa-Europa torneranno quelli di sempre, la geopolitica occidentale ritrova il suo baricentro e non ci saranno frontiere a separare gli affari e il commercio. È il futuro che indica anche Angela Merkel. La cancelliera tedesca si dice convinta che Stati Uniti e Germania sapranno governare i problemi che il mondo si prepara a affrontare. Parla di «un'economia mondiale aperta e il libero scambio». Poi si fida di Biden. «Ricordo con piacere i nostri ottimi incontri e le nostre conversazioni».

Non nomina mai Trump, ma si capisce che quando ricorda le tensioni degli ultimi anni si riferisce a lui. I due non si sono mai amati. Angela che diserta il G7 di Washington, Trump che minaccia di spostare i 12mila soldati statunitensi in Polonia e poi la diffidenza reciproca, le differenze di stile, la diversa visione sull'Occidente. Lo stesso discorso si può fare con il francese Macron. L'Europa insomma è convinta che si stia aprendo una nuova stagione. Tutti i Paesi Ue, chi più e chi meno, considerano le esportazioni negli Stati Uniti un punto vitale per la ripresa dopo la pandemia. Il vaccino e Biden sono la grande speranza per uscire dalla crisi con il passo giusto. Si respira ottimismo. Lo dicono anche i mercati finanziari.

Il rischio, in questi casi, è di restare delusi. Biden sparpaglierà sorrisi. Non è sfrontato e arrogante come Trump, ma gli interessi di Washington non sono cambiati. L'America da tempo ha smesso di preoccuparsi del destino dell'Europa. Non è solo una questione di presidenti. È che la globalizzazione ha reso gli alleati sempre più rivali. La competizione è forte e gli Stati Uniti non possono permettersi di indietreggiare nella sfida ai prodotti stranieri. Il primo fronte è con la Cina, ma non ci sono porte aperte per l'Europa. Trump non si è inventato la crisi dell'industria americana. L'ha cavalcata e ha dato una risposta cinica. Non è detto che alla resa dei conti Biden sia più accomodante. Non può fallire lì dove Trump ha avuto successo. Non c'è solo questo.

Berlino rivendica un ruolo di potenza mondiale e Washington non è affatto d'accordo.

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