Cronache

Venezia, suore "furbette" vendono due volte lo stesso convento

Alcune suore di Venezia hanno stipulato due accordi preliminari per lo stesso convento. Ma il primo potenziale acquirente non ci sta

Venezia, suore "furbette" vendono due volte lo stesso convento

A distanza di un paio d'anni, è possibile citare ben due accordi preliminari relativi ad un ex monastero, che le suore delle figlie di San Giuseppe di Venezia avevano deciso di alienare. Solo che non si tratta di un contratto preliminare e di un rogito con la stesso acquirente, ma appunto di due accordi preliminari stipulati con due soggetti giuridici diversi. Un fatto che non è passato inosservato. Detto in maniera semplificata: suore che cedono (o almeno tentano di cedere) due volte lo stesso edificio. Il principio del ne bis in idem vale per esempio per i giudizi e non per questo genere di situazioni, ma insomma non è semplice predisporre due volte la medesima vendita dello stesso convento. Che qualcuno potesse provare a far valere quanto stabilito, insomma, era abbastanza prevedibile.

Eppure queste suore hanno operato mediante una procedura di questo tipo. Per quanto le stesse consacrate eccepiscano una serie di condizioni venute meno con il primo acquirente. Ma non è tutto. C'è una caparra versata di mezzo e, soprattutto, esiste la possibilità di annoverare cifre diverse sul piatto.

Questo, almeno, stando a quanto riportato dall'edizione odierna di Libero, che ha raccontato di come la Covent - cioè la prima società che si sarebbe dovuta giudicare l'ex stabile ecclesiastico - ha deciso di passare dalle parole ai fatti: dagli incartamenti si è arrivati così al piano giudiziario. Si è già accennato ad un prezzo diverso a seconda dell'acquirente tenuto in considerazione dalle consacrate. Sempre la fonte sopracitata racconta di come la Covent di Venezia si fosse messa d'accordo per tre milioni e 600mila euro, mentre la Karma di Vercelli, cioè i secondi con cui le suore si erano sedute per discutere i termini, avesse sì stipulato un altro preliminare, e a distanza di tempo, ma programmando una spesa di 5milioni e mezzo di euro. Si aggiunga poi come la caparra versata sia relativa al primo dei due patti. Il fatto che le suore abbiano optato per quell'acquirente piuttosto che per quest'altro per via della differenza numerica rimane tutto da dimostrare.

Certo è che in questi giorni in cui si fa un gran parlare di suore,

html" data-ga4-click-event-target="internal">ma per quello che sta avvenendo attorno al Sinodo panamazzonico, si è finiti col tirare ancora in ballo delle suore, ma per qualcosa di molto pragmatico e che poco ha a che fare col piano spirituale.

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