Cronache

Yara, spunta il giallo dei reperti: "Non c'è una toga che decida"

Dopo l’intervento della Cassazione, il passo indietro della corte d’Assise per il rischio di pregiudizio

Yara, spunta il giallo dei reperti: "Non c'è una toga che decida"

Non c’è ancora la parola fine sul caso della morte della 13enne Yara Gambirasio. E chissà quando ci sarà.

Adesso Giovanni Petillo, presidente della Corte d’Assise, ha fatto richiesta al presidente del tribunale di Bergamo di non dover dare un giudizio riguardo le richieste dei legali di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio della piccola Yara. Visto che la Corte d’Assise di Bergamo aveva dichiarato inammissibili le istanze della difesa del muratore di Mapello, riguardanti l’esame di 98 reperti, e in particolare di 54 campioni di dna. La Cassazione aveva però annullato con rinvio il provvedimento preso dalla Corte d’Assise, accogliendo i due ricorsi presentati dai difensori di Bossetti.

Si cerca un giudice che decida

Da qui, come riportato da Il Giorno, la richiesta da parte della Corte d’Assise di nominare un altro giudice, per evitare una qualsiasi forma di pregiudizio. Il legale Claudio Salvagni e il collega Paolo Camporini hanno chiesto l’esame di 98 reperti. Tra questi vi sono provette contenenti 54 campioni di dna, biancheria intima, vestiti e scarpe indossati dalla ragazzina quel tragico 26 novembre 2010, giorno della sua morte. Lo scorso 12 gennaio la Cassazione aveva accolto i due ricorsi presentati dalla difesa di Bossetti e annullato con rinvio le ordinanze della Corte d’Assise di Bergamo che aveva giudicato inammissibili le richieste avanzate dai difensori di esaminare i reperti. Le decisioni riguardo i tempi e le modalità di accesso ai campioni erano state rinviate all’Assise di Bergamo.

Il caso ancora aperto sull'omicidio di Yara

I giudici della Cassazione avevano sottolineato che, in seguito alla confisca, "era emersa l’esistenza di provette contenenti 54 campioni di Dna estratti dagli slip (dove era stata trovata la traccia di Ignoto 1 attribuita a Bossetti - ndr) e dai leggings delle vittima, nonostante la sentenza della Cassazione che aveva confermato la condanna di Bossetti avesse dato atto del totale esaurimento le materiale genetico". Da quel momento sono stati presentati due solleciti da parte della difesa, dei quali l’ultimo era stato inviato anche al Consiglio superiore della Magistratura. Nel 2018 si era concluso il processo con la condanna definitiva all'ergastolo per Massimo Bossetti, ritenuto responsabile dell'omicidio della giovane Yara Gambirasio, allora 13enne, scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate di Sopra, paese della Bergamasca in cui viveva. Tre mesi dopo la sua scomparsa, il drammatico ritrovamento.

Il corpo della ragazzina era stato rinvenuto privo di vita abbandonato in un campo della zona.

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