di Valeria Braghieri
Ha fatto giocare a palla Vladimir Putin, ha risollevato il morale affranto (o almeno ci ha provato) dei «ragazzi» di Milanello. Ha accompagnato Francesca Pascale a fare shopping, si è dovuto trasferire più volte e ogni volta si è dovuto arredare casa: ciotole, cucce, guinzagli, completi per il freddo, set di palline
Ha consolato Silvio Berlusconi dopo il voto sulla decadenza e si è occupato di tenere in forma gli uomini della scorta dell'ex presidente del Consiglio con defatiganti corse e improvvisi agguati. Ha intrattenuto un numero imprecisato di ospiti, come lui e pure su due zampe. Ha preso l'aereo, il treno, la macchina. Ha allontanato le folle di cronisti che si accalcavano davanti ai cancelli di Palazzo Grazioli, però poi ha posato per Vanity Fair e per Chi e su un sacco di altri giornali è finito suo malgrado.
È stato inseguito politicamente da quanti si sono accaniti per capire da che parte pendesse il suo ciuffetto di coda. È stato criticato dalla Lav solo perché ha troppo pedigree, è troppo noto, troppo viziato, troppo candido e ha finito col mettere in ombra i suoi colleghi meno blasonati che da anni, dalle gabbie dei canili, attendono di essere adottati da qualche famiglia meno abbiente della sua. Ma lui ha risposto con un movimento che porta il suo nome e ci ha messo il muso, a tutela di tutti quelli meno fortunati di lui. Gli hanno perfino oscurato la pagina Facebook (che peraltro in solo due settimane aveva già raccolto più di 150mila contatti). È stato un anno così impegnativo che qualcuno, a un certo punto, ha perfino insinuato che gli avessero affiancato una controfigura che gli garantisse maggior sicurezza e la possibilità di fronteggiare tutti gli impegni apparendo in più posti contemporaneamente.
Invece di Dudù pare ce ne sia proprio uno solo. Che il diciassette dicembre scorso, malgrado la vita «spericolata», ha compiuto solamente... un anno. Anche lì, un party pazzesco. Stavolta ad Arcore. La torta, gli invitati, le candeline, i regali, il servizio fotografico e soprattutto Puggy, la cagnetta di Micaela Biancofiore che tutti si ostinano a fargli passare come una specie di «cuginetta» ma che in realtà è una Carlina da far girare la testa e a lui infatti la fa girare, parecchio. L'ha corteggiata con un'insistenza commovente per tutta la durata della festa, ma pare siano rimasti solo buoni amici. Così lui si è ributtato nel lavoro (quello del suo movimento a tutela degli animali e tutti gli altri involontari mestieri in cui si è tuffato tenacemente), si è consolato pensando al Natale, al carnet delle feste pieno zeppo e ad altro terapeutico shopping. Anche la cura di sé è un ottimo antidoto contro le pene d'amore. E mantenere intatto il bianco latte di quel manto, la frangetta ben spuntata, i denti in perfetto ordine, non è nulla di banale per uno come lui perennemente (suo malgrado) sotto i riflettori.
Aveva l'unica velleità di essere un bel barboncino, lo hanno trasformato in uno statista, nella mascotte del Pdl, nel simbolo di Berlusconi, nel diciottesimo Falco, nella sedicesima Colomba, nella fotografia di un intero Paese.
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