Camigliano, il cammello, un "Paesaggio inatteso" e il Brunello

Alcune stanze a disposizione degli ospiti consentono di ripercorrere tutte queste storie

Camigliano, il cammello, un "Paesaggio inatteso" e il Brunello
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Un «Paesaggio inatteso». E si capirà perché metterlo in maiuscolo e tra virgolette. Brunello e Montalcino, parole magiche per chi si diletta del bel vivere, protagonisti con i vini biologici di Camigliano nella serata organizzata da «Eva Wine», il trio di sommelier Silvia Costantino, Angela Costanzo e Barbara Ziggiotto che fanno del diffondere la cultura del vino una missione. Ad apparecchiare Davide Valentini di «Mieru mieru» (da merum il nome che i romani davano al vino salentino) che porta la Puglia a Milano in via Magolfa, a far da nocchiero Gianni Fabrizio con l'anima della cantina Gualtiero Ghezzi e la figlia Silvia. A pochi chilometri da Montalcino, Camigliano prende il nome dal territorio abitato dagli etruschi, diventando in epoca alto medievale borgo e avamposto di Montalcino, con cui alla metà del XIV secolo condivise la lotta nella difesa della libertà repubblicana. La dipendenza dall'abbazia di sant'Antimo, l'orbita senese e poi l'espansione neosignorile delle famiglie cittadine Gallerani e Bonsignori. L'attuale casa padronale è edificata all'interno della porta di accesso, il Borgone dell'antico castello e il simbolo di Camigliano è il cammello di un sigillo del XII secolo che si deve all'influenza del papato ed è legato alle crociate che raggiunsero la Terra Santa. Alcune stanze a disposizione degli ospiti consentono di ripercorrere tutte queste storie e assaggiare il lavoro di Gualtiero Ghezzi che con la moglie Laura e le figlie (insieme nella foto) produce ogni anno 330mila bottiglie, più grappa e olio extra vergine bio.

Nel bicchiere un «Gamal Rosa» (2024) blend 80% sangiovese e 20% shiraz, per poi passare a un assolutamente sorprendente (anche nell'ottimo rapporto qualità/prezzo) «Poderuccio» (2023) 65% merlot, 30% cabernet sauvignon, 5% sangiovese: verticale e raffinato, racconta i terreni argillosi e calcarei a sud di Montalcino.

Splendida l'etichetta d'artista del «Paesaggio inatteso», Brunello di Montalcino (2020), sangiovese grosso 100%, 30 mesi in botti di rovere, 10 in tini di cemento, almeno 6 mesi in bottiglia: di grande equilibrio, promette longevità. Di grande personalità e struttura il «Gualto Brunello di Montalcino Riserva» (2018), prodotto da un blend dei due vigneti migliori dell'azienda.

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