Retrogusto

Gaston Burtin, l’innovatore dello Champagne

È stato uno dei personaggi più importanti nello sviluppo delle grandi bolle francesi nel Novecento. A lui è dedicata una linea di cinque differenti cuvée, tra le quali un Rosé davvero interessante, dal magnifico colore rosa salmone e dal perlage fitto e incessante

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Gaston Burtin è uno dei personaggi che hanno fatto grande la Champagne nel corso del Novecento. Nato esattamente nel 1900, arriva a Épernay, la capitale della Champagne, nel 1933 per fondare una piccola azienda commerciale, che alla fine degli anni Cinquanta si trasferisce nello Château des Archers, tuttora sede della maison che porta il suo nome. E che rappresenta un omaggio postumo alla sua vita, lui che per decenni commercializzò grandi bottiglie di Champagne realizzate con uve di grande qualità di cui si approvvigionava grazie alle sue conoscenze, che però non recavano mai in etichetta il suo nome.

Tra i tratti del suo complesso carattere c’era infatti un’estrema riservatezza, che pure si accompagnava a un’intelligenza acuta, a una visione lungimirante e a una capacità estrema di intrattenere profondi (e proficui) rapporti umani. Oggi Gaston Burtin rappresenta al meglio l’approccio allo Champagne del suo fondatore, basato sulla materia prima migliore – uve di una grande quantità di cru, alcuni dei quali Grand e Premier Cru -, sulla profonda conoscenza dei differenti terroir della Champagne (la Côte des Blancs, la Montagne de Reims, la Vallée de la Marne, l’Aube), sull’accurata elaborazione degli assemblaggi, sugli impianti all’avanguardia.

Tutte le attività di elaborazione sono realizzate in azienda e l’invecchiamento avviene nelle splendide cantine di gesso fatte scavare dallo stesso Burtin, una meraviglia di quindici chilometri suddivisi in nove piani che garantiscono alle cuvée di maturare in perfette condizioni di temperatura e di umidità. La linea Hommage à Burtin conta oggi su cinque differenti cuvée, tutte distribuite in Italia da Leone Alato. Io ho di recente potuto assaggiare il Brut Rosé, un assemblaggio di Meunier (64 per cento), Chardonnay (18) e Pinot Nero (18), quest’ultimo vinificato in rosso per il dieci per cento. Un vino che fa base sull’annata 2019 e che conta sul 16 per cento di vini di riserva.

Le uve arrivano da 30 cru differenti, l’invecchiamento minimo di tre anni. Il colore è un magnifico rosa salmone, il perlage fine e fitto, al naso mostra sentori di frutti di bosco, fiori e fico, in bocca è fresco ed elegante, con un ritorno di ciliegia candita. Il dosaggio è medio (8 grammi di zucchero per litro), l’abbinamento perfetto quello con la cucina giapponese e con i dolci alla frutta.

Le altre etichette sono il Brut (39 per cento Meunier, 37 Chardonnay, 24 Pinot Nero) che fa base sul 2018 ed è vivace e di ottima bevibilità; l’Extra Brut realizzato da un assemblaggio di Pinot Nero (40 per cento), Meunier (40) e Chardonnay (20) e ha un dosaggio più basso (5 grammi per litro) che lo rende più verticale e versatile; il Blanc de Blancs 2017, un cento per cento Chardonnay che ha un invecchiamento minimo di quattro anni ed è tropicale e agrumato al naso mentre in bocca si propone minerale e sferzante; e infine il Vintage 2014, un piccolo capolavoro di precisione e tensione realizzato a partire da uve di 8 cru per il 77 per cento Grand e Premier Cru, assemblando Pinot Nero (48 per cento), Chardonnay (39) e Meunier (13), con un invecchiamento di almeno sette anni.

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