Moser, le Tracce del tempo

L’ultima creatura della cantina trentina fondata dal campione di ciclismo Francesco e ora condotta dal figlio Carlo e dal nipote Matteo, è un TrentoDoc da uve Chardonnay che affina per undici anni sui lieviti e che rappresenta la sintesi degli ultimi tredici anni dell’azienda, ormai tra le più affermate del territorio

Moser, Matteo e Carlo
Moser, Matteo e Carlo
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Sono anni ormai che Moser non è più soltanto “la cantina di Francesco”, il grande campione di ciclismo degli anni Settanta e Ottanta (un Giro d’Italia, tre Parigi-Roubaix, due Lombardia, un mondiale e un record dell’Ora). Da quando i suoi vini si sono imposti per il forte carattere territoriale, per l’innovazione, per la personalità spiccata che hanno portato il nome Moser tra le eccellenze enologiche del Trentino, ciò che non si ottiene certamente per la fama di uno sportivo.

Nata nel 1979 dalla passione di Francesco e del fratello Diego per la viticoltura da loro praticata da sempre nella Valle di Cembra, la cantina Moser è oggi condotta dalla seconda generazione, composta da Carlo, figlio di Francesco, direttore, e Matteo, figlio di Diego, enologo. L’azienda è crescita con il tempo, in modo sano e graduale, puntando su un processo enologico sempre più preciso e di qualità ma senza perdere di vista il retroterra culturale delle loro origini. Le vigne Moser si trovano in due fra le zone maggiormente vocate del Trentino, la Valle di Cembra e le colline sulla Valle dell’Adige, dove producono gli spumanti della linea Trentodoc Metodo Classico, quella che ha dato all’azienda la fama, e la linea dei vini fermi Warth.

Moser, Matteo Moser in cantina
Moser, Matteo Moser in cantina

Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di assaggiare l’ultima etichetta Moser, la quinta di TrentoDoc, Tracce 2011, che rappresenta la sintesi del lavoro fatto negli ultimi tredici anni, quelli della svolta aziendale. Prodotto a partire dalle migliori uve Chardonnay dell’azienda, Tracce è un Trentodoc Riserva Extra Brut che affina per undici anni in bottiglia su lieviti selezionati e un ulteriore anno post sboccatura. Lo Chardonnay utilizzato per Tracce arriva sia da Maso Warth, un anfiteatro di vigneti posto a un’altitudine di 350 metri di quota che si affaccia sul comune di Trento, sia dalla Valle di Cembra, su terreni situati a un’altitudine compresa tra i 500 e i 650 metri. In particolare in quest’ultimo territorio si può parlare di viticoltura eroica a causa dei dislivelli, del terreno scosceso, dei terrazzamenti che ricamano le colline. Una fatica ripagata dalle pronunciate variazioni termiche che garantiscono, assieme al terreno calcareo di Dolomia, aromi intensi, mineralità spinta e grande struttura. Inoltre i vigneti sono coltivati interamente con pratiche biologiche, anche con l’obiettivo di mantenere le piante in equilibrio vegetativo per non stressare il ciclo vitale della vigna.

Moser, Francesco tra le vigne
Moser, Francesco tra le vigne

In cantina si lavora con cura del dettaglio e con altrettanta attenzione alla sostenibilità, garantita dall’architettura della cantina, che consente di sfruttare la forza di gravità riducendo il consumo energetico, e dalla possibilità di sfruttare l’energia prodotta da una caldaia a biomassa e da un impianto fotovoltaico che copre il 60 per cento del consumo elettrico. Tracce fermenta e affina in vasche d’acciaio a temperatura controllata fino al tiraggio. Prosegue poi l’evoluzione i bottiglia su lieviti selezionati per 132 mesi. Del resto i lunghi affinamenti sono una caratteristica saliente di Moser. Tracce è un vino di colore giallo brillante e dal perlage fine e persistente. Gli aromi sono ricchi, partono dalla frutta matura e si sposta poi verso note più evolute di pasticceria e perfino di pietra focaia. La bocca è piena, corposa, elegante, dotata di notevole spinta minerale e con grande persistenza. “Rispetto alle altre etichette dei millesimati Moser Trentodoc – spiegano Carlo e Davide Moser - che presentano un design elegante, netto e pulito, abbiamo esplorato forme differenti, mantenendo i nostri codici fondanti. Volevamo raccontare un percorso, la nostra filosofia, la nostra identità di vignerons. Sono queste le nostre tracce. Volevamo un’etichetta coraggiosa, sincera e valoriale, a maggior ragione su una bottiglia importante”.

Le altre etichette di TrentoDoc di Cantine Moser sono il 51,151 (nome che rievoca il record dell’Ora di Francesco a Città del Messico nel 1984, anno in cui fu prodotto per la prima volta), il Brut Nature, il Blanc de Noirs Blauen e il

Rosé. Nella linea Warth solo monovitigni: i bianchi Müller Thurgau, Riesling Renano, Sauvignon Blanc, Moscato Giallo e Gewürztraminer e i rossi Teroldego, Lagrein e Rubro (da uve Teroldego affinate in barrique per due anni).

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