Tradizione e trasformazione. Le trattorie coi "Tre Gamberi"

I locali premiati dalla guida 2026 del Gambero Rosso da Trippa alla Villetta, dalla Madia al Caffè La Crepa

Tradizione e trasformazione. Le trattorie coi "Tre Gamberi"
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Autunno, tempo di guide gastronomiche. Lunedì scorso a Roma è stata presentata quella italiana forse più importante, la Ristoranti d'Italia 2026 del Gambero Rosso. Tanti ristoranti, tante categorie nelle 1008 pagine ma stavolta vogliamo dedicarci alle trattorie, la categoria forse più interessante della scena gastronomica italiana, e a quelle che hanno ricevuto il massimo punteggio, i Tre Gamberi. In Lombardia sono giusto sette, quante ne contiene la nostra rubrica. E quindi quale occasione migliore per raccontarle?

Antica Trattoria del Gallo (Gaggiano) Un locale alle porte di Milano che, come scrive la guida, è «una sentinella della tradizione gastronomica milanese, che ha radici molto più rurali di quanto si tenda a pensare». Nata nel 1870 come stazione di posta e gestita dalla famiglia Gerli da quattro generazione propone un vero «cantico della tradizione» con piatti come il minestrone freddo e il rognoncino di vitello rosato con spinaci e sesamo. Tra i dolci i rinomati cannoncini alla crema. Splendida cantina.

Caffè La Crepa (Isola Dovarese) In provincia di Cremona un locale incastrato in un piccolo borgo lontano da tutto, dove la famiglia Malinverno propone «una cucina che guarda al passato (nel senso nobile del termine), alla Pianura Padana, al fiume Oglio che scorre vicino, alla campagna e alla famiglia». Grande ricerca dei prodotti e piatti come le lumache, la trippa in varie versione e i marubini, la tipica pasta ripiena locale.

Osteria Lagrandissima (Milano) Nella periferia nord della città, in zona Crescenzago, una trattoria «quasi in campagna» condotta da un gruppo di giovani entusiasti ma con il senso della misura la cui cucina «guarda con rispetto alle radici lombardo-piemontesi, con felici scorribande al Sud e al mare». Notevoli gli Gnocchi alla romana, in varie versioni a seconda delle stagioni. Cantina ribelle ma ricca. Un locale dove tornare e tornare.

La Madia (Brione) Ha vinto il premio come Ristorante dell'anno (prima volta per una trattoria) questo locale nel bresciano dove «dimenticarsi dei classici stereotipi della trattoria degli esordi ma neanche temere una cucina sperimentale e incomprensibile». Michele Valotti propone esclusivamente due menu degustazione a 60 e 70 euro. Tra i piatti, Riso in cagnone con verza alla lappone, mirtilli e ginepro e Costato allo spiedo. Bella cantina.

Osteria della Villetta dal 1900 (Palazzolo sull'Oglio) Ancora nel Bresciano con questo locale mitico che ha 125 anni di storia e che da molti anni è condotto con mano solida da «Mauri» Rossi. Scrive la guida: «La formula è immutata come forse gran parte dei piatti in carta, ma è sempre molto apprezzata dalla vasta clientela italiana e straniera». Dal quinto quarto al bollito misto, un porto sicuro.

Trippa (Milano) Cosa dire ancora di questa trattoria che negli ultimi dieci anni ha reinventato il genere a Milano e che è sempre condotta grandiosamente da chef Diego Rossi e della sua squadra. Vale dire che si trova in via Vasari 1, zona Porta Romana, che ogni volta si mangia meglio della precedente, che prenotare è arduo ma vale la pena provarci, che ora è chiusa l'intero fine settimana ma aperta a pranzo il venerdì. Per il resto, meglio provare.

Trattoria Visconti dal 1932 (Ambivere) «Giunta alla terza generazione, la famiglia Caccia/Visconti celebra con distinta eleganza il concetto di spitalità rurale della provincia bergamansca», si legge nella scheda della

guida. Cucina semplice, con poche manipolazioni, proposta solida: terrina di bollito con salsa verde e mostarda, casoncelli della nonna Ida, capretto arrosto con polenta. Il tutto all'insegna della familiarità e del sapore.

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