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Da Vittorio, il ristorante quasi perfetto

Il locale dei fratelli Cerea, centro del sistema gastronomico più efficiente d’Italia, chiude l’anno con l’ingresso nella top ten de La Liste, la guida francese che monitora recensioni professionali e non con un algoritmo che sintetizza il giudizio di chi ci mangia. E il punteggio dell’insegna di Brusaporto, 99,5, centesimi, lo mette accanto a insegne leggendarie. E l’anno prossimo festa grande per i 60 anni…

Da Vittorio, il ristorante quasi perfetto
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Alla vigilia di un compleanno importante – i 60 anni che cadranno nel 2026 – la famiglia Cerea chiude il 2025 con un’altra pietra miliare: l’ingresso di Da Vittorio nella top ten mondiale de La Liste, la guida francese nata nel 2015 che macina numeri e giudizi come un centro di calcolo gastronomico. Quarantamila insegne monitorate, recensioni pescate da guide, blog e stampa, e un algoritmo che miscela tutto con apparente equanimità: risultato, 99,5/100 e l’approdo nel club ristrettissimo dei migliori dieci ristoranti del pianeta.

Un traguardo che arriva a coronare una storia che prende avvio nel 1966, quando Vittorio Cerea e sua moglie Bruna aprono a Bergamo la prima insegna, gettando le basi di quello che diventerà un vero sistema di accoglienza – molto prima che “hospitality” diventasse un mantra globale. Nel frattempo, Da Vittorio condivide oggi la vetta della classifica con colossi del calibro di Guy Savoy, Cheval Blanc, Le Bernardin, Schwarzwaldstube, SingleThread, Lung King Heen, Matsukawa, e le new entry Robuchon au Dôme e Martin Berasategui. Compagnia impegnativa, ma i Cerea non sembrano intimoriti.

Secondo i curatori della guida, al Da Vittorio “non solo si mangia in maniera eccellente, ma si viene accolti dai migliori interpreti dell’ospitalità di classe”. Un ritratto che risuona con la filosofia della casa fin dalle origini: già alla fine degli anni Sessanta, il ristorante Cerea aveva imposto un modello nuovo per la Lombardia, mescolando tradizione e slancio creativo. Il trasferimento nel 2010 nella collina della Cantalupa a Brusaporto, dove il ristorante conquista le tre stelle Michelin, non ha fatto che ampliare quel raggio d’azione.

“Siamo orgogliosi di essere stati inseriti in questo empireo della ristorazione mondiale”, commenta oggi la famiglia Cerea. Una soddisfazione amplificata dal momento storico: il 2025 è l’anno in cui la cucina italiana si candida a diventare patrimonio UNESCO, e il riconoscimento della guida francese sembra suonare come un assist perfetto.

La decima edizione de La Liste fotografa anche un ritorno alle radici: prodotti territoriali, atmosfere più rilassate, un’ospitalità che non deve dimostrare nulla se non la propria autenticità. Ingredienti che Da Vittorio pratica da sempre, tanto nel ristorante principale quanto nel mosaico di attività costruite nel tempo: Da Vittorio St. Moritz e Da Vittorio Shanghai, entrambi due stelle dal 2020; La Dimora, parte del circuito Relais&Châteaux; la storica Pasticceria Cavour 1880 in Bergamo Alta, affiancata dalla Locanda; il modello di ristorazione esterna “pret-à-porter”, considerato fra i migliori al mondo; le consulenze per Terrazza Gallia a Milano e per l’Allianz Stadium di Torino.

Negli ultimi anni è arrivata anche la declinazione più informale del brand, con i format DaV – da Portofino alla Torre Allianz, fino alla recente apertura all’interno del building Louis Vuitton – e i café firmati Da Vittorio a Roma e nella stessa boutique parigina della Maison. Una crescita orchestrata dall’intera famiglia: Chicco e Bobo ai fornelli, Francesco alla ristorazione esterna, Rossella all’ospitalità e alla formazione, mentre mamma Bruna continua a vegliare sul tutto con discrezione e memoria storica.

A Brusaporto, come nel resto del mondo, il segreto resta sempre

lo stesso: tradizione lombarda e genio creativo. Una formula semplice da dire, meno da mantenere per quasi sessant’anni. Ma i Cerea non sembrano intenzionati a rallentare. E La Liste, stavolta, ha semplicemente preso atto.

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