Cultura e Spettacoli

La parola "pizza" non è nata a Napoli

Dall'archivio della cattedrale della cittadina laziale spunta un atto notarile del 997 dopo Cristo in cui viene nominato il piatto italiano più famoso del mondo: è la prima testimonianza scritta della regina della cucina napoletana

La parola "pizza" non è nata a Napoli

Sorpresa nella carta d'identità della pizza napoletana. Nel ripercorrere a ritroso le tracce della parola «pizza» si scopre che non nasce nel capoluogo partenopeo ma a Gaeta, borgo marinaro del basso Lazio storicamente più Sud che Centro e gastronomicamente noto come patria delle gustose olive locali e della tiella. A svelare l'origine del lemma-portabandiera del made in Italy e di Napoli nei quattro angoli del pianeta, è una ricerca che sarà presentata da Giuseppe Nocca, storico della cultura alimentare e docente dell'Istituto Alberghiero di Formia, giovedì 12 febbraio.
Secondo tale studio la pizza, almeno come etimo, prende le sue mosse da un mulino nei pressi del fiume Garigliano, che attualmente divide il Lazio dalla Campania. Questa denominazione infatti appare per la prima volta in un documento notarile conservato presso l'archivio della cattedrale di Gaeta e redatto nel mese di maggio del 997 dopo Cristo. L'atto aveva per oggetto la locazione di un mulino e del terreno annesso di proprietà del vescovato, stipulata da Bernardo figlio del duca Marino II e vescovo designato, ma non ancora consacrato, della città di Gaeta. La locazione aveva effetto giuridico a condizione che «... ogni anno nel giorno di Natale del Signore, voi e i vostri eredi dovrete corrispondere sia a noi che ai nostri successori, a titolo di pigione per il soprascritto episcopio e senza alcuna recriminazione, dodici pizze, una spalla di maiale e un rognone, e similmente dodici pizze e un paio di polli nel giorno della Santa Pasqua di Resurrezione..».
L'atto notarile originale è stato redatto in latino, pur tuttavia il testo originale recita «doduodecim pizze». Il termine pizza «può essere in tal modo annoverato tra i primi vocaboli dell'italiano volgare» sottolinea Nocca.
Al centro del convegno sarà quindi «l'archeopizza», un excursus cioè nella storia di un piatto considerato povero nella Napoli del XVII secolo e nato nella versione bianca ricoperta da strutto. Il pomodoro sulla pizza è arrivato solo tempo dopo, ed è nella versione rossa che questa gustosa specialità si è nobilitata ed è divenuta famosa in tutto il mondo. Nel 1870, durante il soggiorno partenopeo della coppia reale formata da Umberto I e Margherita di Savoia, la regina fu omaggiata con una pizza dai colori della bandiera italiana, e così la pizza margherita divenne lo stendardo gastrononico dell'Italia Unita.

I neoborbonici, che contestano questo battesimo sabaudo, hanno dedicato all'ultima sovrana del Regno delle Due Sicilie, Maria Sofia, moglie di Francesco II, una pizza condita con mozzarella casertana, pomodorini del Vesuvio, olive di Gaeta, e alici.

Commenti