A rroccati nella solitudine. Non chiamatela misantropia ma necessità. Per rinvigorire il linguaggio, gettare nuovi semi nel fiume in siccità della lingua odierna, «farsi fuori» è atto supremamente sano. Da lì, si può spolpare, deliscare la magnifica lingua italiana, imporre radici nuove.
Alessandro Ceni, tra i viventi, è il poeta più intrigante. Ben infilato nelle viscere di Firenze, in Pian de' Giullari, Ceni rimedita, lavoro di micidiale fonderia linguistica, la lingua dei passati. Ripropone in un linguaggio lussureggiante i classici inglesi. Per Feltrinelli ha limato la lingua di Joseph Conrad e di Walt Whitman, di Coleridge e di Oscar Wilde, soprattutto, ci ha donato la versione più bella del Moby Dick di Melville.
Poeta dall'esordio impetuoso, celebre fin da subito, a 23 anni, sotto l'egida, dicono i critici, di Dylan Thomas (e una decisiva fedeltà a Bigongiari e a Luzi e perfino al Tommaso Landolfi poeta di irriconosciuta ferocia), il libro al momento definitivo è di dieci anni fa, Mattoni per l'altare del fuoco (Jaca Book), dove il progetto poetico si salda in levigata sapienza (Zhuangzi e le Upanishad si mescolano a John Ruskin, Blade Runner e Dante).
Ceni è poeta che centellina i versi, già. Perciò, è una rarità l'uscita, quest'anno, di due suoi libri. Il primo, Parlare chiuso (Puntoacapo, pagg. 268, euro 20) parrebbe il migliore, dacché raccoglie Tuttelepoesie (scritto così, attaccato). In sostanza, vengono riproposti i 4 libri pubblicati da Ceni, con l'introduzione di altrettanti critici. In più, sotto il titolo Combattimento ininterrotto, sono accumulati degli inediti: la linea interpretativa è fornita da Daniele Piccini, che parla di una lingua «addensata, agglutinata e soprattutto lacerante, dirompente, tagliente». La battaglia infinita è perciò dentro la polpa del linguaggio (e nell'anima dell'uomo, eterno, irritante enigma), né vi è timore del neologismo (andato in disuso nella disarmata voglia di «comunicazione», comunicando nient'altro che il niente) né del riandare a parole usurate, rotte. Il tutto, tuttavia, in una pubblicazione priva di trafila biobibliografica e di repertorio critico. Diversamente, La ricostruzione della casa, ovvero Poesie scelte 1976-2006, edito da Effigie (pagg. 68, euro 12,00), è un libro ben fatto.
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