D’Alema tifoso Unipol esulta con Consorte: "Facci sognare, vai!"

Il 7 luglio 2005 il senatore Latorre passa il telefono al presidente della Quercia. Che gongola quando sente: "Avremo il 70% di Bnl..."

D’Alema tifoso Unipol esulta con Consorte: "Facci sognare, vai!"

Milano - Il presidente di Unipol Giovanni Consorte gongola. E lo spiega a Piero Fassino: Unipol ha il 51,8 per cento di Bnl prima di approvare il lancio dell’Opa sulla banca romana. Con Massimo D’Alema, però Consorte si lascia andare a considerazioni ancor più ottimistiche: «Avremo il 70 per cento di Bnl». E il leader diessino risponde entusiasta: «Facci sognare. Vai».
Avviene tutto in dodici giorni, fra il 5 e il 17 luglio 2005. Consorte ha messo a punto il suo piano: ingoiare come una preda l’istituto di credito. Il punto è trovare gli alleati giusti e gli alleati giusti saltano fuori: le coop, importanti istituti di credito, italiani ed esteri. Lavoreranno per la causa comune. Consorte va di fretta e accantona rapidamente il primo disegno, abbozzato nelle conversazioni del 5 luglio e che suona come un compromesso: aderire all’Ops degli spagnoli del Bilbao ottenendo in cambio il controllo di Bnl Vita. Quello che all’inizio può sembrare un buon traguardo, si scopre ben presto, in quel vortice di conversazioni, un obiettivo limitato.
Il 6 luglio Consorte chiama il senatore Nicola Latorre. Consorte è euforico: «Domani è il giorno chiave». Poi spiega che Francesco Caltagirone si è defilato insieme ai suoi e vuole vendere la partecipazione del 27 per cento. Il problema è che le quote devono comprarle le coop. È meglio che D’Alema chiami Caltagirone, è la raccomandazione di Consorte.
Il 7 luglio è una giornata campale. Consorte cerca aiuti. E a Latorre, che l’ha chiamato, suggerisce di puntare su Diego Della Valle, «lo scarparo». Torna fuori il nome di D’Alema che potrebbe intervenire presso Della Valle e Generali. Del resto, due giorni prima, il 5 luglio, Fassino ha incontrato il presidente di Bnl Luigi Abete che si è presentato come rappresentante di un patto fra Generali e Della Valle. Insomma, sondaggi e tentativi per consolidare il fronte amico vanno avanti senza sosta.
Sempre il 7 luglio, alle 20.46, Consorte informa Fassino: Caltagirone è pronto a vendere. E lo stesso concetto ripete a Latorre alle 20.49. Alle 23.19 Latorre chiama Consorte. Viene fuori che le banche non vogliono Generali e Della Valle in Bnl. Consorte avvisa il senatore ds: «Sono qua con i nostri amici banchieri a vedere come facciamo a rimediare ’sti soldi». E Latorre risponde: «Ah, te lo detto, firmo io le fideiussioni, non rompere eh, stai tranquillo». «Ma tu non sei credibile con i soldi, non c’hai una lira! Tu mi porti solo debiti». A questo punto, Latorre cede il telefono a D’Alema, una mossa che Latorre ha sempre smentito finché non è saltato fuori che è andata proprio così. D’Alema saluta il finanziere: «Lei è quello di cui parlano i giornali?». «Guardi - replica Consorte - la mia più grande s... Io volevo passare inosservato, ma non riesco a farcela». Consorte insiste: «Massimo ti giuro, con il mestiere che faccio, più si passa inosservati, meglio è» .
Difficile, in questo contesto, sgusciare senza essere notati. Comunque il progetto va avanti. «Adesso - insiste Consorte - sto riunendo i cooperatori perché sono tutti gasati. Gli ho detto però: “dovete darmi i soldi, non è che potete solo incoraggiarmi”».
D’Alema chiede: «Di quanti soldi hai ancora bisogno? «Di qualche centinaio di milioni di euro», replica Consorte che poi enumera gli alleati: «Sì, Unipol, cinque banche, quattro popolari e una svizzera». Non basta: «E poi andiamo avanti, andiamo avanti, facciamo tutto noi, avremo il 70 per cento di Bnl». «Ho capito - risponde D’Alema - Vai avanti. Vai». «Ma sì - aggiunge Consorte - noi ce la mettiamo tutta». «Facci sognare. Vai», chiude D’Alema.

«Anche perché - aggiunge Consorte - se ce la facciamo abbiamo recuperato un pezzo di storia, Massimo. Perché la Bnl era nata come banca per il mondo cooperativo». Qualche giorno ancora, e il sogno, a un passo dalla realizzazione, svanirà. Resteranno quelle intercettazioni che i Ds non hanno mai voluto rendere note.

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