Pechino - Pechino stringe la morsa sul Tibet in rivolta e respinge l’appello del Papa "al dialogo e alla tolleranza". Perché si dialoghi "il Dalai Lama deve rinunciare alla sua posizione sull’indipendenza del Tibet, fermare le attività separatiste e riconoscere che il Tibet è parte della Cina e che quello della Repubblica popolare è l’unico governo legittimo di tutta la Cina", ha avvertito il portavoce del ministero degli Esteri, Qin Gang. Quanto alla tolleranza, il portavoce cinese ha affermato che questa "non può esistere per i criminali, che devono essere puniti secondo la legge". Le autorità cinesi hanno dato notizia dell’arresto di 24 manifestanti che avevano partecipato alle proteste dei giorni scorsi a Lhasa, e hanno rafforzato le misure di sicurezza in Tibet e nelle province limitrofe, In particolare nelle tre, Gantzu, Sichuan e Qinghai, dove ormai da giorni sono dilagate le proteste dei tibetani.
Dalai Lama pronto a incontrare Hu Jintao Dal suo esilio di Dharamsala, intanto, il Dalai Lama si dice pronto a incontrare le autorità cinesi per porre fine all’ondata di violenze. "Ci sono moltissime vittime", ha detto, "non sappiamo il numero esatto: alcuni dicono sei, altri 100". Di sicuro, la Cina ha intensificato l’assedio militare: centinaia di camion e migliaia di soldati in assetto di guerra stanno affluendo nella regione himalayana. Georg Blume, uno degli ultimi giornalisti stranieri ad essere espulso, ha detto che a Lhasa la "polizia è ovunque"; e ha raccontato di aver visto, prima di lasciare la capitale tibetana, un convoglio con almeno 200 camion, ognuno con 30 soldati a bordo, e quindi un totale di 6mila. Non solo. Secondo un reporter della Bbc che si trova nella zona al confine, più di 100 veicoli si stanno dirigendo verso il Tibet attraverso i valichi montuosi della Cina occidentale. Il Dalai Lama ha ribadito di essere pronto a incontrare il presidente cinese Hu Jintao se riceverà "segnali concreti" di disponibilità, anche se ha ammesso che il momento potrebbe essere "poco pratico". "Ma se sarà possibile ne sarò felice - ha aggiunto - magari doopo la crisi, tra qualche settimana o tra qualche mese". Il leader spirituale dei tibetani ha negato di aver fornito alcun appoggio alla rivolta tibetana. Il premier britannico Gordon Brown ha rivelato che il premier Wen Jiabao è disponibile a incontrare il leader tibetano purchè quest’ultimo confermi di essere contrario all’indipendenza del Tibet e all’uso della violenza.
Bush andrà ai Giochi olimpici La Casa Bianca ha reso noto oggi che la repressione cinese in Tibet non è una ragione tale per cui il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, rinunci ad assistere ai Giochi Olimpici di Pechino.
Nello stesso tempo il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, invitandolo ad usare la massima moderazione nell’affrontare le proteste in Tibet. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack, parlando con i giornalisti ha detto che i prossimi Giochi Olimpici di Pechino sono un’opportunità per la Cina di "mostrare il suo volto migliore".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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