Davide, l’amico degli slavi Preso il figlio di un agente

Uno dei due arrestati ha 27 anni e il padre nelle forze dell’ordine. Si è presentato in caserma e ha tentato di scagionare il complice

Si chiama Davide Farruggia, è milanese, ha ventisette anni, e alle spalle non ha una storia di degrado o di emarginazione. Anzi, i carabinieri che lo hanno arrestato hanno evitato di dare ai giornalisti il suo nome per una specie di galateo tra colleghi, perché anche il padre di Farruggia è un servitore dello Stato. Una persona seria, per bene. Invece Farruggia junior ha scelto un’altra vita. «Frequentatore abituale del campo nomadi di via Silla», lo definisce il comunicato dell’Arma. Perché Davide è uno di quegli italiani di frontiera che sanno dialogare più che bene con le frange più illegali dei rom, nostri connazionali che si trovano a loro agio nell’impunità diffusa dei campi nomadi. Per un italiano qualunque, i campi sono off limits. Per Farruggia e per quelli come lui, le porte sono aperte e l’accoglienza è pronta.
C’era anche lui, giovedì mattina, a dare la caccia ai ragazzini albanesi nei campi intorno a via Silla. È l’antefatto della battaglia del pomeriggio, quando i carabinieri verranno aggrediti nell’accampamento. Ma di mattina i carabinieri non ci sono, lì intorno. Nella terra di nessuno tra Milano e Pero a comandare sono i rom del campo. Non è ammesso che altri si diano da fare, che facciano affari. Neanche se è un affare di quelli che non arricchiscono: andare in giro a fare incetta di ferro e metalli dai cantieri, senza stare tanto a sottilizzare se sia o non sia roba abbandonata. I tre ragazzi rumeni che giovedì mattina vagano per i campo forse non sanno neanche di essere sul territorio de rom di via Silla. Lo imparano a loro spese, e nel più brutale dei modi.
Quando, pesti e sanguinanti in modo impressionante, i tre romeni si presentano ai carabinieri per sporgere denuncia, l’unico che sanno indicare con certezza è uno dei boss del campo nomadi, Milan Jovanovic, 40 anni, una sfilza di precedenti. I carabinieri cercano di arrestarlo, vengono attaccati, riescono in qualche modo a portarlo via. Ma in caserma poco dopo si presenta un italiano: è lui, Davide Farruggia. Nessuno lo cercava. Ma Farruggia spiazza i carabinieri, prende per sé la responsabilità dell’aggressione ai tre ragazzi, in qualche modo la rivendica.

E cerca di scagionare l’amico nomade, «Milan non c’entra niente».
Peccato che Jovanovic sia già stato riconosciuto. Anche Farruggia viene riconosciuto dalle vittime. E per la strana coppia, il boss nomade e il suo pari italiano, si aprono le porte di San Vittore.

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