Il declino del desiderio? Meglio la pace dei sensi

Il saggio dello psicanalista Luigi Zoja pone troppe domande filosofiche. E le risposte aiutano poco

Il declino del desiderio? Meglio la pace dei sensi

Il calo del desiderio, avete presente? Io sì. Mi è calato tre anni fa, a quarantonove anni.

Però conoscono sessantenni e settantenni arzilli, ai quali non cala mai. Si preoccupano tutti del calo del desiderio, io l'ho sempre desiderato, il calo del desiderio, perché il desiderio è una rottura. Quindi vi scrivo da uomo libero. Che poi succede che quando ti liberi dal desiderio arrivano quelli o quelle che ti desiderano in ritardo, quando li o le desideravi tu non ti desideravano loro, e godi nel dire: scusa ma è troppo tardi, ormai ho il calo, sono calato, ero sessualmente binario ma ora sono un binario morto, ciao.

Per me la vera liberazione sessuale è stata liberarmi del sesso. Ma io sono uno scrittore, non faccio testo, cioè faccio solo testi, come ho detto la gente si preoccupa, e va in analisi.

Così ho visto un libro appena pubblicato da Einaudi, dello psicanalista Luigi Zoja, che si intitola Il declino del desiderio, e l'ho preso, perché ho pensato: o parla di me, o il desiderio sta declinando per tutti, e la cosa mi darebbe fastidio, perché voglio essere io a declinare la declinazione, a farne una mia bandiera, la bandiera del contrario dell'alzabandiera.

È un libro pieno di domande e di risposte tipiche degli psicanalisti. Tipo: «Come definisco la mia identità di genere se nessuno mi sta guardando? Al di là di nuove patologie come la disforia di genere questo stupefacente interrogativo sottintende una malattia universale dello sguardo». Una malattia universale dello sguardo. Malattia. Universale. Non solo in India o in Africa ma anche su Proxima Centauri, se ci sono alieni, staranno avendo questa malattia universale. Anche in una galassia lontana lontana. Perché «nel XXI secolo, la sessualità, grande protagonista del XX, potrebbe essere avviata a una dissoluzione come pratica, ma perfino come tema. Il problema è immenso, le discussioni che lo riguardano sono squittii di un topo». Insomma non se ne fa, e neppure se ne parla. A me sembra che non si parli d'altro e si faccia come sempre, ma Zoja sarà più informato, scherziamo.

Anche perché Zoja cita tutto, da Freud a Marx, da Lacan a Bauman (all'inizio credevo Batman, macché, e comunque Batman ha finalmente fatto outing, è bisex, Bauman boh), la società aperta, la società chiusa, la libertà attiva, quella passiva, nonché «le infinite prefigurazioni del desiderio sessuale, che non provengono più dall'interno della personalità, come ciò che chiamiamo eros, ma ci giungono già confezionate dal mercato, o dalla pressione di certi gruppi; si tratta di libertà totale solo a parole, che nei fatti è spesso vissuta come prigionia all'interno del corpo e delle sue funzioni».

Minchia. Prigionieri all'interno del corpo e delle sue funzioni. Peggio di Matrix. Ma mica è finita qui. Non so se ci avete mai pensato ma «dopo l'orgasmo, il fisico è placato, ma la mente subito riparte; così la psiche, che è complessa e procede per simboli, produrrà un eros eccedente, di solito sotto forma di fantasie sessuali in apparenza superflue». Ecco come succede. Avete l'orgasmo, vi placate, ma la psiche partorisce fantasie, che comunque sono causate dal mercato. Io non conosco nessuno con questo declino universale incastrato tra psiche e corpo interiore e esteriore, quei pochi che conosco, etero o omo che siano, pure a ottant'anni prendono il Viagra e via. Però lo saprà meglio Zoja o no?

Io, ripeto, sono uno scrittore, e in generale odio gli psicoterapeuti, fanno troppe domande (amo solo gli psichiatri perché sono dei buoni pusher di farmaci), e magari non ne capisco abbastanza. Però ci sono cose che non mi tornano. Prendiamo le forme delle donne. Sentite qui Zoja: «Si può supporre che, nell'ipotetico stato naturale, certi maschi siano attratti dalle femmine tondeggianti (e anche di queste il mondo del porno fornisce esempi). Però in natura, cioè presso i cacciatori-raccoglitori, difficilmente c'era cibo in eccesso, si raccoglieva o cacciava quando necessario, e non si ingrassava per aver ingerito troppe calorie. Il sovrappeso è comparso nell'ultima parte del XX secolo ed è esploso nel XXI: si tratta di un prodotto collaterale delle multinazionali arricchite dal dumping di zuccheri e grassi. Presso i cacciatori-raccoglitori, l'unica donna sovrappeso era quella incinta».

Nel XXI secolo è esploso il sovrappeso? Ma se il modello dominante, prima della Incontrada che grassa è bellissima (così dicono i napoletani e Vanity Fair), erano le modelle anoressiche! E le varie donne dell'Antica Grecia, del Rinascimento, dove le mette? Gli sembrano magre? Certi sederi! Certi rotoli di ciccia pure nelle Veneri! Senza contare (ma contiamo) che tra i cacciatori-raccoglitori e il XX secolo ci passano settantamila anni.

Ma, ripeto, io di psiche non ne capisco, quindi telefono al mio amico Giorgio Vallortigara, non psicoterapeuta ma neuroscienziato di fama internazionale e mio neuroscienziato di riferimento, e gli leggo questo passo sulle forme delle donne, e gli chiedo cosa ne pensa. Sta zitto un attimo e poi mi dice, con il suo tono serafico e gentile: «Cazzate». Comunque bel libro, almeno se avete una psiche di quelle che vede Zoja consigliatissimo.

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