Uno dei medici minacciati: «Sono sconvolto»

«Le nostre sono e restano ancora indagini a 360 gradi. Non sottovalutiamo nulla, non possiamo farlo in questo momento perché, purtroppo, non c’è davvero una pista precisa, privilegiata rispetto ad altre. Siamo costretti a tenere in considerazione anche la telefonata di quel tipo che già in molti hanno liquidato come un mitomane. Ecco: noi, per ora, non possiamo scartare nemmeno quella».
Gli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile sono chiari: se anche la tesi più probabile resta quella del paziente animato da rancore per un intervento mal riuscito, non rispondente alle aspettative o, comunque, troppo caro, ancora non c’è nulla di concreto che conduca solo in quella precisa direzione e, soprattutto, che converga verso un preciso individuo.
Gli inquirenti - la Mobile, ma anche la Procura - devono tener conto anche della telefonata anonima di un uomo che, giovedì sera, ha chiamato il 112 da una cabina telefonica in zona Fiera, cioè il centralino dei carabinieri, rivendicando l’attentato al dottor Austoni e annunciando di volerci riprovare con altri due medici, colleghi dell’équipe del dottor Austoni.

Uno di questi professionisti minacciati ha ammesso ieri di sentirsi «teso e sconvolto» per le minacce ricevute. E il fatto che la chiamata sia, secondo valide ragioni, attribuibile quasi certamente a un mitomane, non è un valido motivo per escluderla del tutto dal profilo investigativo.

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