Delitto in discarica, preso operaio

L’uomo era in fuga: avrebbe investito i due fratelli per il divieto di scaricare merce. Catturato a casa sua, a Pavia

È uno stuccatore 53enne di origini foggiane, incensurato e padre di famiglia. Si chiama Rocco La Rossa. Secondo gli investigatori della squadra mobile, che lo hanno catturato l’altra sera, è lui l’autore dell’omicidio avvenuto venerdì pomeriggio in via Campazzino, al Vigentino, all’interno di un’area periferica adibita a discarica. Dopo un litigio, infatti, l'operaio ha investito con un furgone i due fratelli che gestiscono la ditta di smaltimento rifiuti - Antonio e Natale Moffa, rispettivamente di 48 e 32 anni - provocando la morte del primo e il ferimento del secondo.
A spingere l’uomo a uccidere sarebbe stato il divieto da parte dei due fratelli di fargli scaricare della merce, perché non aveva rispettato la fila per entrare e il materiale che voleva depositare non sarebbe stato in regola.
Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso è presto detto: il presunto assassino avrebbe gettato una bottiglietta di plastica piena di vernice tra le masserizie da destinare, invece, tra lo smaltimento dei rifiuti tossici. Un gesto, forse compiuto come sfregio, che avrebbe provocato la rabbia dei fratelli.
A quel punto fra i tre uomini sarebbe quindi nata una lite. Ed è stato allora che, secondo la ricostruzione della polizia, La Rossa, in preda alla follia omicida, sarebbe salito sul suo furgone e, prima di fuggire insieme a un ragazzo romeno che si trovava con lui in quel momento, avrebbe investito i due fratelli. Quindi avrebbe fatto marcia indietro e investito di nuovo i due corpi. Una mossa fatale per il povero Antonio Moffa che, proprio in seguito alle gravi lesioni interne provocate dal duplice investimento, è morto poco dopo l'arrivo dei soccorritori, mentre suo fratello è rimasto ferito a una gamba.
Grazie al numero di targa del furgone dell’assassino (particolare annotato da Natale Moffa) l’assassino è stato rintracciato qualche ora più tardi, intorno alle 23, nella sua abitazione di Marcignago, in provincia di Pavia, dove stava rientrando con il furgone usato per l’omicidio. Gli investigatori della squadra mobile, che lo hanno fermato e portato in questura con l’accusa di omicidio e tentato omicidio, sostengono che l’uomo abbia fatto una parziale ammissione del delitto.


«Secondo le prime ammissioni del presunto assassino - hanno spiegato ieri in questura - tra lui, frequentatore abituale della ditta di smaltimento rifiuti e i due fratelli c’erano già state in passato altre discussioni, sempre in ambito lavorativo.

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