A 24 ore dalla scoperta del cadavere, le indagini sulla morte di Guglielmo Pompili, hanno imboccato la pista dellomicidio. I carabinieri sono infatti tornati ieri pomeriggio nella sua abitazione alla ricerca dellarma del delitto, senza trovare niente di compatibile con le ferite. Dunque qualcuno lha portata via e quel «qualcuno» è lassassino.
Pompili, 53 anni, tossicodipendente, è stato trovato laltro giorno verso le 18.30 dalla badante della vicina allinterno del suo appartamento, al quarto piano di uno stabile di edilizia popolare in via Segneri 3. La donna, lasciata lanziana, ha notato la porta di Pompili aperta. Dentro macchie di sangue e il corpo nudo delluomo, steso bocconi. La donna ha chiamato i soccorsi e dopo pochi minuti sono arrivato il 118. I medici hanno voltato il corpo ma si sono subito accorti che non cera nulla da fare.
Subito dopo sono entrati in scena in carabinieri della «rilievi», gli investigatori della omicidi e il medico legale. Nessuno nello stabile, con muri di «carta velina», come ha commentato uno degli investigatori, aveva sentito grida o rumori di lotta. Lappartamento, un trilocale di 70 metri quadrati, era in disordine ma senza particolari segni di colluttazione. Infine la porta aperta faceva pensare più a un ultimo disperato tentativo della vittima di chiedere aiuto, che di un killer sbadato che si dimentica di chiuderla. Insomma, inizialmente tutto lasciava pensare che Pompili avesse voluto porre fine a una vita buttata via tra droghe e criminalità spicciola.
Al termine dellispezione esterna, il medico legale individuava la ferita mortale: una sola, alla coscia sinistra, inferta con un punteruolo, che aveva reciso larteria femorale, lasciando alluomo pochi istanti di vita. Ma dopo due sopralluoghi, subito dopo il ritrovamento del corpo e ieri pomeriggio, non si riusciva a trovare alcun oggetto compatibile con la lesione. E questo lascia poco spazio ai dubbi: qualcuno lha colpito ed è poi fuggito portando con se larma del delitto.
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