Come cinque anni fa, a ridosso delle elezioni amministrative, si tenta di dare lustro alle realtà dei Municipi dopo averli snobbati per i quattro anni precedenti. Questa volta, però, allordine del giorno non cè nessun annuncio di cambio epocale e nella modifica statutaria che in questi giorni è in discussione nelle commissioni consiliari di palazzo Tursi. Nessuna rivoluzione in senso federalista, come era auspicabile e come ci si aspettava, ma solo una serie di aggiustamenti al regolamento che prevede la riduzione del numero dei consiglieri da 24 a 20 e degli assessori che scendono da 3 a 2, in più la norma che prevede alleventuale sfiducia al presidente in carica lelezione di quello successivo oppure lo scioglimento del consiglio stesso.
Misure considerate limitative dal Popolo della Libertà che chiede un maggior decentramento a favore delle ex circoscrizioni rispetto allassetto attuale: «Così come sono i Municipi non hanno alcun ruolo - ricorda Beppe Costa -. Durante i passaggi in consiglio comunale vorremmo proprio portare il dibattito su questo punto: costruire unarchitettura dallinterno per dare senso a queste realtà». Tradotto in soldoni è ora che il sindaco ceda ai Municipi una parte delle deleghe che tiene per sé portando davvero a compimento quel processo di decentramento di cui, a Genova, si parla dal 1997.
LA DENUNCIA DI BEPPE COSTA
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