Il destino dei centri storici lucani tra idee low cost e ostacoli burocratici

Manca una regia e una pianificazione territoriale. Ecco le proposte degli architetti

Qual è il destino dei centri storici del potentino? Come utilizzarli per dare significato e nuovi equilibri, e quindi nuova vita a paesi che rischiano la desertificazione sociale? "Architettura Città Territorio", l'evento che celebra il trentennale dell'Ordine degli Architetti della provincia di Potenza, ha inteso interrogarsi su questo tema, chiamando al tavolo della discussione - coordinato dal giornalista Paride Leporace - professionisti, tecnici e amministratori. "Nella nostra regione ancora non si riesce a parlare di pianificazione territoriale - dichiara Michele Graziadei, presidente dell'Ordine degli architetti del potentino -. La legge urbanistica esistente da 12 anni non è riuscita neanche a definire la carta dei suoli, base di partenza indispensabile per una lettura condivisa del territorio. E quindi emerge la mancanza di una regia unica, con i comuni che sperano, illudendosi, di poter rilanciare l'economia attraverso la ripresa dell'attività edilizia, mentre la burocrazia ai diversi livelli finisce per scoraggiare ogni investimento. Occorre rileggere in profondità il sistema dei centri storici fin dalle loro origini, per verificarne la possibilità di utilizzazione in un nuovo sistema di relazioni, massimizzando l'utilizzazione delle risorse esistenti, a partire dal capitale sociale".
Uno sforzo che, sia pure percorrendo strade diverse e spesso facendo ricorso ad idee più o meno low cost (a causa dei tagli alle già povere casse municipali), stanno compiendo tre comuni del potentino che hanno rappresentato i loro casi di studio all'interno dell'incontro. Guardia Perticara, grazie allo splendido lavoro urbanistico del borgo, interamente a facciavista, e alla riscoperta della storia degli Enotri, sta provando a valorizzare un'identità che le ha permesso di entrare tra i borghi più belli d'Italia e nel club della Bandiera Arancione. Rapone, attraverso la riscoperta degli antichi racconti locali, vuole diventare il "paese delle fiabe" e sta attrezzando gli scorci più significativi del centro storico per assecondare questa visione, incentivando i giovani ad abitare il centro storico applicando l'azzeramento delle imposte locali a chi accetta la sfida. Savoia di Lucania, infine, che con il Museo di Passannante e del ventennio fascista cercherà di utilizzare l'attrattore culturale e storico per dare un senso al suo cuore antico.


Tentativi coraggiosi che, come detto, a volte trovano ostacoli burocratici difficili da superare, anche da parte delle Soprintendenze, spesso eccessivamente rigide e vincolistiche: "C'è un ostracismo netto nei confronti dell'architettura contemporanea e non se ne capisce il senso - conferma l'architetto Ferruccio Favaròn -, dal momento che le Soprintendenze dovrebbero ben conoscere un principio fondamentale: ogni epoca ha diritto ad una sua corretta espressione".

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