Dieta e alimentazione

"Altro che americana: vi spiego perché la pizza è italiana"

Continuano le polemiche sulla nostra cucina. Ma come al solito si tratta di note stonate

"Altro che americana: vi spiego perché la pizza è italiana"

Se Napoli è indubbiamente una grande capitale della cultura italiana, di certo sua grande ambasciatrice nel mondo è la pizza. Un alimento semplice, povero, di umili origini ma in grado di conquistare il cuore e il palato di re, regine e persino dittatori (pare che il caro leader della Corea del Nord straveda per la pizza partenopea).

Sempre da oltre la Manica, arrivano le solite "invidiosette" insinuazioni secondo cui la pizza, per come la conosciamo noi, non sia nata sotto l'ombra del Vesuvio ma sotto quella dei grattacieli di New York.

Da grande amante di arte e cultura, amo far sì che siano i grandi maestri a dare le giuste risposte. In questa occasione sarà un grande scrittore d'Oltralpe, di una terra quindi, quella francese, che non è mai stata tenera verso la cucina italiana, ma che in questo caso è importante testimone a nostro vantaggio.

Il grande Alexander Dumas, il papà di D'Artagnan e dei tre moschettieri, ci racconta ne Il corricolo (1841), una raccolta di racconti ispirati al suo soggiorno nell'Italia del sud, di come la pizza - in una grande quantità di varietà, tra cui quelle con il pomodoro e mozzarella - facesse già parte da tempo immemorabile della tradizione napoletana.

Nell'800 l'Italia era la meta prediletta del "Grand Tour", che attirava rampolli della nobiltà e della borghesia europea, in primis francesi e inglesi, affascinati dalle bellezze, dalle tradizioni e dai sapori di una terra "esotica" come l'Italia.

A partire dai viaggi di Byron, gli inglesi si sono dimostrati innamorati e incuriositi della nostra terra. Peccato che abbiano la "memoria corta ".

In una illustrazione inglese del 1881 del giornale The Graphic viene rappresentata una antica pizzeria napoletana dove i clienti gustano i loro pasti comodamente seduti in piccole ed intime stanzette separate da pareti di legno.

Questo 30 anni prima della cosiddetta prima pizzeria americana. Siccome la storia è sempre maestra concludo citando un ultimo documento del 1884, conservato nell'archivio di Stato di Napoli, che ci riporta drammatici momenti da noi appena rivissuti. In questo documento Luigi Mattozzi, titolare di una storica pizzeria, fa istanza al questore di Napoli per impedire la chiusura del suo esercizio durante un "lockdown" della città a causa di una epidemia di colera.

La pizza e le pizzerie napoletane, quindi italiane, sono sopravvissute a epidemie e guerre.

Con un sorriso, presto ci dimenticheremo anche delle continue piccole invidie stampate di tanto in tanto dal Regno Unito.

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