
La recente presenza simultanea di cinque rompighiaccio cinesi nelle acque artiche al largo dell’Alaska rappresenta, per diverse analisi di settore,un evento senza precedenti, che ha spinto gli Stati Uniti a rafforzare in modo significativo il monitoraggio e la risposta strategica nella regione. L’Artico si conferma un crocevia essenziale nel confronto strategico globale, dove si intrecciano interessi sovrani, economici e militari di grande rilevanza. Sebbene le navi operino principalmente a scopo scientifico, il loro dispiegamento ha portato Washington a mettere in atto un sistema articolato di sorveglianza e intervento, coinvolgendo Guardia Costiera e comandi militari interforze, per tutelare la sovranità nazionale, la sicurezza marittima e il rispetto del diritto internazionale.
Sorveglianza e monitoraggio delle rotte cinesi
Nei primi dieci giorni di agosto, un sistema integrato di monitoraggio aereo e navale ha consentito agli Stati Uniti di seguire con precisione le rotte delle navi Ji Di e Zhong Shan Da Xue Ji Di nel Mare di Bering e nello Stretto di Bering. Tali operazioni si svolgono nell’ambito dell’Operation Frontier Sentinel, missione volta a prevenire potenziali minacce e a garantire il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Già a luglio, la sorveglianza aveva interessato la rompighiaccio Xue Long 2, individuata a circa 537 chilometri a nord di Utqiagvik, in Alaska, confermando una tendenza di crescente presenza cinese nelle acque artiche statunitensi negli ultimi tre anni.
Composizione e capacità della flotta cinese
Dall’analisi emerge che la task force cinese è composta da cinque rompighiaccio dotate di tecnologie avanzate per operazioni polari e scientifiche. La nave ammiraglia, Xue Long 2, classificata Polar Class 3, opera nei mari di Chukchi e Beaufort, aree strategiche tra Alaska e Russia. Ad essa si affiancano la Shen Hai Yi Hao, specializzata nell’uso di veicoli sottomarini telecomandati e autonomi, e la Ji Di, sotto la supervisione della State Oceanic Administration cinese, che percorre rotte nel Mare di Bering con possibili estensioni verso l’Artico canadese. Completano la flotta la Zhong Shan Da Xue Ji Di, acquisita dall’Università Sun Yat-sen dopo operazioni in Canada e Russia, e la rompighiaccio Tan Suo San Hao, Polar Class 4, progettata per esplorazioni oceanografiche globali anche con sommergibili abitati.
Le contromisure statunitensi
L’espansione della presenza navale cinese nell’Artico rientra in una strategia a lungo termine volta a rafforzare il ruolo di Pechino nelle dinamiche geopolitiche regionali, tradizionalmente dominate da Nato e Russia. Di fronte a questo scenario, gli Stati Uniti hanno intensificato il coordinamento tra Guardia Costiera, U.S. Northern Command e Alaskan Command, potenziando sistemi radar avanzati, mezzi aerei e navali e procedure di intervento rapido. L’entrata in servizio dell’USCGC Storis, rompighiaccio di nuova generazione, sottolinea la volontà di Washington di mantenere una presenza solida e di rafforzare la propria leadership strategica nell’Artico, supportata da capacità di intelligence avanzate e da una stretta collaborazione con gli alleati regionali.
Governance per la sicurezza marittima artica
Il costante monitoraggio delle navi cinesi e le attività di interdizione della Guardia Costiera riflettono una strategia globale non limitata alla difesa della sovranità, ma orientata a promuovere una governance marittima basata sul rispetto rigoroso del diritto internazionale, con particolare attenzione all’UNCLOS. La durata e gli obiettivi della presenza cinese nell’Artico restano elementi dinamici, condizionati dall’evoluzione degli interessi strategici e scientifici globali.
La recente cerimonia di commissionamento dell’USCGC Storis a Juneau segna più che mai un passo importante nel rafforzamento della capacità statunitense di controllo e presidio in una regione destinata a diventare sempre più centrale nelle dinamiche geopolitiche internazionali, intrecciando questioni energetiche, ambientali e di sicurezza globale.