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"Esporta sempre più caccia": cosa c'è dietro la mossa della Cina

La Cina punta a crescere nel mercato globale dei caccia militari con tre modelli chiave offrendo alternative più flessibili e meno vincolate rispetto a quelle occidentali

"Esporta sempre più caccia": cosa c'è dietro la mossa della Cina
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La Cina è pronta a diventare un attore rilevante nel mercato globale dei caccia militari, sfruttando la rapida crescita e l'innovazione del proprio settore aerospaziale. È quanto emerge dall’ultima versione non classificata del rapporto annuale del Pentagono al Congresso Usa sulle capacità militari di Pechino. Mentre l'Esercito Popolare di Liberazione (PLA) continua a introdurre nuovi velivoli avanzati per uso interno – inclusi caccia stealth, piattaforme imbarcate e aerei da allerta precoce – l’attenzione si sposta ora anche sulle esportazioni. L'obiettivo del Dragone appare chiaro: capitalizzare i progressi tecnologici per conquistare fette di mercato finora dominate da Stati Uniti, Europa e Russia, offrendo soluzioni differenziate in termini di costi, capacità e vincoli politici.

I caccia esportati dalla Cina

Secondo quanto riportato dal sito The War Zone, il cuore dell'offerta cinese per l'export ruota attorno a tre velivoli già in produzione: il caccia stealth di quinta generazione FC-31 (derivato dal J-35), il Chengdu J-10C di quarta generazione avanzata e il JF-17 Thunder, sviluppato insieme al Pakistan e posizionato nella fascia più economica del mercato. Il rapporto del Pentagono, nello specifico, indica che l'FC-31 non ha ancora ottenuto ordini ufficiali, ma avrebbe attirato l'interesse di Paesi come Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, tutti alla ricerca di nuovi caccia e spesso frenati dall'accesso limitato a velivoli occidentali come l'F-35.

Il J-10C, invece, è già in servizio in Pakistan, che ne ha ordinati 36 esemplari, e ha fatto il suo debutto operativo durante le recenti tensioni tra India e Pakistan, attirando l'attenzione per l’impiego dei missili aria-aria cinesi PL-15. Il JF-17 risulta infine il modello di maggior successo commerciale, con vendite confermate a Paesi come Azerbaijan, Myanmar e Nigeria, oltre allo stesso Pakistan, e con trattative in corso anche con l’Iraq.

La strategia di Pechino

Al netto dell'export, il rapporto del Pentagono menziona il debutto negli ultimi 12 mesi di "due velivoli stealth con innovative caratteristiche di progettazione senza coda", i velivoli ora noti informalmente come J-36 e J-XDS. Altri debutti evidenziati includono il velivolo da combattimento di quinta generazione J-35A basato a terra e il velivolo da guerra elettronica imbarcato J-15D. Da notare anche l'affermazione secondo la quale il nuovo velivolo da allerta precoce e controllo aviotrasportato basato sul velivolo da trasporto Y-20B è "destinato a identificare e tracciare velivoli stealth avanzati".

Dietro l'espansione delle esportazioni di caccia cinesi, in ogni caso, non c'è solo una strategia industriale, ma una più ampia visione politica e strategica. Come sottolinea il Pentagono, i trasferimenti di armi sono parte integrante della politica estera di Pechino e si affiancano alle iniziative economiche della Belt and Road Initiative. Molti Paesi, in particolare nel mondo in via di sviluppo, guardano ai sistemi d’arma cinesi perché più economici rispetto a quelli occidentali, accompagnati da condizioni di pagamento flessibili e privi delle rigide restrizioni all'export tipiche di Stati Uniti ed Europa.

Inoltre, la Cina è sempre più in grado di offrire pacchetti completi che includono droni avanzati da affiancare ai caccia con pilota, avvicinando anche aeronautiche meno dotate ai più moderni concetti di potenza aerea.

Se Pechino riuscirà a ottenere il primo contratto export per l'FC-31, il passo sarebbe decisivo: significherebbe l’ingresso stabile della Cina nel segmento più alto del mercato dei caccia, con potenziali ricadute sugli equilibri militari e industriali globali.

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