Missili NMESIS a due passi dalla Cina: cosa rivela la mossa militare choc

Gli Usa puntano sull'utilizzo del Navy Marine Expeditionary Ship Interdiction System e sull'azione del Corpo dei Marines. Ecco la strategia per schermare Taiwan

Missili NMESIS a due passi dalla Cina: cosa rivela la mossa militare choc
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Occhi puntati sul Mar Cinese Meridionale. In particolare sulle Filippine, dove lo scorso fine aprile gli Stati Uniti hanno testato, per la prima volta in assoluto nell'area, un nuovo sistema missilistico a corto raggio: il Navy Marine Expeditionary Ship Interdiction System (NMESIS). La dimostrazione di forza, palesemente in chiave anti cinese, è andata in scena a Basco, nell'arcipelago di Batanes, un territorio chiave, il punto più vicino dal quale gli Usa possono raggiungere Taiwan. Ebbene, proprio basco il Corpo dei Marines statunitensi sta sperimentando un inedito metodo per difendere Taipei, nella speranza che questo possa dissuadere la Cina dal tentare di impadronirsi con la forza dell'isola.

La mossa Usa nel Mar Cinese Meridionale

Il NMESIS, ha sottolineato l'Economist, non è l'arma più potente nell'arsenale americano. Parliamo tuttavia di un sistema missilistico piccolo, leggero, facile da spostare e difficile da trovare. Montato sul retro di una versione modificata e telecomandata dell'Humvee, può nascondersi facilmente tra le ripide colline color smeraldo dei Batanes.

Nell'esercitazione andata in scena un mese fa, gli Usa hanno dispiegato i loro Marines proprio nelle Batanes, come avrebbe fatto se ci fosse stato il reale timore di un attacco cinese a Taiwan. In uno scenario del genere, uno scenario ovviamente simulato, Washington sarebbe stata pronta a sparare con il sistema NMESIS contro le navi cinesi nelle acque a sud di Taiwan, o persino contro quelle arrivate sulle sue spiagge meridionali.

In questo modo i Marines impedirebbero alle imbarcazioni del Dragone di oltrepassare quella che gli strateghi chiamano la prima catena di isole. Non solo: una strategia del genere limiterebbe le opzioni della Cina in caso di invasione o blocco navale, e consentirebbe agli Usa di inviare truppe nel Pacifico occidentale senza dover combattere. I Marines nelle Batanes svolgono un ruolo chiave. Certo, sono vulnerabili ai missili di Pechino ma gran parte della loro missione consiste nel non farsi individuare prima di aprire il fuoco.

Come difendere Taiwan

Per scoraggiare un attacco a Taiwan, i pianificatori di guerra americani si starebbero insomma concentrando sulla creazione di incertezza nel Pacifico occidentale. Ciascuna delle forze Usa sta studiando come distribuirsi in modo da sopravvivere a un eventuale attacco nemico. Per ciascuna forza armata, si tratta di un cambiamento radicale, che richiede una revisione della dottrina e dell'equipaggiamento.

La strategia non è priva di sfide. In primo luogo, ci si chiede se la Cina possa rilevare i segnali provenienti dai sistemi elettronici dei Marines (il che le permetterebbe di eliminarli prima che sparino).

Poi c'è il tema dela mobilità. In caso di conflitto i Marines dovrebbero spostarsi da un'isola all'altra, schivando i missili, a bordo di una nuova nave più piccola e veloce, la nave da guerra anfibia leggera. Ma i ritardi nella costruzione navale in America fanno sì che non ne sia ancora stata costruita alcuna.

Last but not least, il nuovo modus operandi Usa si basa sull'accesso al territorio straniero di alleati come il Giappone e le Filippine. In un fantomatico worst case scenario servirebbe l'apporto anche delle comunità locali. Ma non tutti sono felici all'idea di vivere proprio nell'epicentro di un ipotetico conflitto.

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