La nuova strategia di Biden in Asia: così gli Usa si rafforzano nel cortile cinese

Rispetto al passato gli Usa hanno cambiato strategia proponendo una nuova agenda da attuare in un contesto complesso e carico di tensioni

La nuova strategia di Biden in Asia: così gli Usa si rafforzano nel cortile cinese
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La regione cruciale per gli interessi degli Stati Uniti da qui al prossimo secolo coincide con l’Asia-Pacifico, dove di fatto si sta già giocando il braccio di ferro tra Washington e il suo rivale numero uno: la Cina. Rispetto al passato la Casa Bianca ha cambiato strategia proponendo una nuova agenda da attuare in un contesto complesso e carico di tensioni. Nel continente asiatico, da una decina di anni a questa parte, gli Usa hanno smesso di presentarsi come i garanti della sicurezza dei propri alleati in loco. Nel lungo periodo l’area da coprire sarebbe risultata troppo estesa, nonché teatro di una competizione diplomatica con Pechino. È per questo che l’America ha iniziato a proporsi ai governi locali come una sorta di partner fondamentale con il quale cooperare per conseguire una modernizzazione militare e uno sviluppo tecnologico all'avanguardia.

La nuova strategia degli Usa

Questa situazione è stata ben fotografata dal segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, che al recente Shangri-La Dialogue di Singapore ha espresso così il cambio di passo statunitense: "In passato, i nostri esperti parlavano di un modello hub-and-spoke per la sicurezza dell’Indo-Pacifico. Oggi stiamo vedendo qualcosa di completamente diverso".

Come ha spiegato il New York Times, in questa nuova era troviamo molti Paesi dell’Indo-Pacifico coinvolti dagli Usa in molteplici attività strategiche. Attività, si badi bene, fondamentali per conseguire gli interessi nazionali di questi stessi governi, ma altrettanto necessarie per consentire agli Stati Uniti di tamponare l’ascesa della Cina nella regione.

Per la prima volta, ad esempio, gli Usa stanno costruendo sottomarini a propulsione nucleare con l’Australia; coinvolgendo la Corea del Sud nella pianificazione delle armi nucleari; producendo motori per aerei da caccia con l'India; condividendo i compiti di sorveglianza marittima con le piccole isole del Pacifico; e collaborando con il Giappone per aggiungere un’adeguata capacità di attacco offensivo.

Allo stesso tempo, i funzionari statunitensi stanno anche testando nuovi sistemi di comunicazione con i loro partner. Stanno firmando accordi per coprodurre artiglieria con gli alleati e per garantire forniture di sangue dagli ospedali della regione in caso di conflitto.

Il rebus asiatico

La Cina resta un grande attore economico per ogni singolo Stato dell’Asia-Pacifico. Di recente, tuttavia, molti Paesi hanno iniziato a temere la crescente forza militare di Pechino, le sue minacce contro Taiwan, le rivendicazioni sulla maggior parte del Mar Cinese Meridionale, e sono preoccupati per le tensioni lungo il confine cinese con l’India.

Il risultato di un contesto del genere è coinciso con la crescente cooperazione tra questi Paesi asiatici e gli Usa. Attenzione però, perché quasi ogni Stato del continente si considera attore centrale di un ordine multipolare emergente. "Siamo i personaggi principali della nostra storia collettiva", ha affermato il presidente delle Filippine Ferdinand R. Marcos Jr.

Significa, dunque, che i suddetti Paesi asiatici si sono rivolti agli Stati Uniti non tanto nelle vesti di richiedenti protezione, quanto come fornitori di beni (armi), servizi (formazione) e investimenti (in nuove tecnologie e manutenzione delle attrezzature).

Per il momento il pragmatismo dei player dell’Asia contribuisce alla missione americana di contenere la Cina. I problemi, semmai, potrebbero sorgere nel lungo periodo. Quando qualcuno potrebbe prendere troppo spazio di manovra, alterando l’equilibrio tra gli stessi partner statunitensi.

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