Il Pentagono sta muovendo le sue ultime pedine per mettere ufficialmente sotto pressione i narcotrafficanti in Venezuela. La portaerei USS Gerald Ford, ultima messa in servizio nella U.S. Navy, ha appena lasciato il Mar Mediterraneo diretta verso la zona di operazioni della Seconda Flotta, ovvero la vasta area dell'Oceano Atlantico, sotto le dipendenze dell'U.S. Southern Command (USSOUTHCOM), cioè il comando che preside all'area geografica rappresentata dall'America centrale e meridionale.
Dopo diversi giorni di incertezza, ora sembra chiaro che la portaerei e il suo Gruppo d'Attacco (in inglese Carrier Strike Group - CSG) si stanno finalmente dirigendo verso ovest, lasciando la zona di operazioni della Sesta Flotta, e in particolare l'area mediterranea, dove l'unità insieme alla sua scorta ha effettuato operazioni di addestramento, anche in prossimità delle nostre coste: tra Mar Adriatico e Mare Ionio. Secondo i dati di tracciamento disponibili, almeno una delle navi di supporto del gruppo, la nave da rifornimento USNS Supply, aveva già attraversato lo Stretto di Gibilterra ed era entrata nell'Oceano Atlantico nelle ultime 24 ore, mentre la portaerei ha doppiato lo Stretto di Gibilterra nel corso della tarda mattinata. Questo movimento suggerisce fortemente che il resto del gruppo stia seguendo lo stesso percorso. La stessa portaerei “Ford” sta navigando verso ovest a una velocità costante di circa 14 nodi, il che conferma che il tanto atteso trasferimento verso l'Atlantico occidentale è ormai in corso, e orientativamente sarà in posizione nelle acque caraibiche prospicienti il Venezuela entro 5 o 7 giorni. L'attività condotta nel Mar Ionio dall'unità navale, protrattasi per giorni, aveva fatto sorgere dubbi su un possibile ritardo o addirittura un cambiamento dei piani riguardo al suo previsto trasferimento verso i Caraibi.
Il gruppo d'attacco aveva lasciato la sua base di Norfolk, in Virginia, a giugno coi cacciatorpediniere USS Winston S. Churchill (DDG-81), USS Bainbridge (DDG-96), USS Mahan (DDG-72), USS Mitscher (DDG-57) e USS Forrest Sherman (DDG-98). Lunedì, lo Sherman e il Mitscher stavano operando nel Mar Rosso, secondo l'USNI, mentre il Mahan e Churchill sono stati avvistati mentre lasciavano il Mediterraneo negli ultimi giorni con quest'ultimo osservato a Rota, in Spagna. Secondo gli osservatori, solo il Bainbridge ha navigato insieme alla portaerei attraverso Gibilterra.
Il Gruppo d'Attacco andrà a unirsi a un dispositivo militare imponente schierato dagli Stati Uniti nei Caraibi: sono già presenti l'Amphibious Ready Group formato dalla USS “Iwo Jima” (LHD-7) e la USS San Antonio (LPD-17) con il 22esimo Marine Expeditionary Unit. È presente anche una terza nave da assalto anfibio, la USS “Fort Lauderdale” (LPD-28), che ha recentemente lasciato il porto di Mayport, in Florida, per arrivare nella zona di competenza dell'USSOUTHCOM. Inoltre, sono presenti, in zone anche più prossime al Venezuela, anche i cacciatorpediniere USS Jason Dunham (DDG-109), USS Gravely (DDG-107) e USS Stockdale (DDG-106), nonché l'incrociatore di classe Ticonderoga USS Lake Erie (CG-70) e Littoral Combat Ship USS Wichita (LCS-13). Ulteriori forze includono tre navi logistiche del Military Sea Lift Command, un sottomarino a propulsione nucleare da attacco (SSN) e un gruppo di caccia F-35A che operano da Porto Rico, secondo quanto riportato dalla stampa.
Si tratta di una potenza di fuoco enorme per una semplice operazione antinarcos, e tutto fa supporre che in realtà possa esserci la volontà di debilitare le forze armate venezuelane del presidente Maduro per innescare un qualche tipo di reazione che porti al suo rovesciamento.
Del resto, la Russia ha già fatto sapere che sosterrà Caracas, e a quanto sembra ha inviato sistemi di difesa aerea (tipo Buk o S-300VM) insieme ad altro materiale bellico di fabbricazione russa che è già in uso dal Venezuela. Le forze armate venezuelane hanno in dotazione infatti sistemi di difesa area russi rappresentati dagli S-125 Pechora-2M, Buk-M2E ed S-300VM insieme ai MANPADS Igla-S.