Putin punta sui droni: come funzionano le Unmanned Systems Forces dell'esercito russo

La Russia ha creato una nuova forza militare dedicata ai droni e ha rafforzato la produzione di questi velivoli grazie anche alla manodopera nordcoreana

Putin punta sui droni: come funzionano le Unmanned Systems Forces dell'esercito russo
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La Russia ha istituito le Unmanned Systems Forces (USF), un nuovo ramo delle proprie forze armate interamente dedicato ai sistemi senza pilota — aerei, terrestri e navali. Il portale The War Zone ha spiegato che questa struttura unifica produzione, sperimentazione e impiego operativo dei droni, creando reggimenti e battaglioni specializzati che lavorano a stretto contatto con gli sviluppatori per accelerare l’innovazione. Secondo i vertici delle USF, l’obiettivo di questa mossa è quella di rendere i droni una componente strutturale del combattimento moderno, capace di operare in massa e di saturare le difese avversarie, soprattutto nelle aree critiche del fronte ucraino.

La mossa di Putin

La nuova forza punta sull’integrazione profonda fra droni e guerra elettronica, considerata essenziale per contrastare interferenze, jamming e cambi di frequenza da parte nemica. Gli operatori affermano di poter riconfigurare rapidamente i sistemi, adattandoli alle contromisure ucraine.

Le USF rivendicano già risultati sul campo, in particolare nella zona di Pokrovsk, dove la combinazione di sciami di droni e copertura elettronica avrebbe fornito a Mosca un vantaggio tattico significativo.

L’istituzione della USF si accompagna a un forte aumento della produzione interna: la Russia sta trasformando diverse fabbriche in centri di assemblaggio ad alta capacità per droni kamikaze e da ricognizione, con l’obiettivo dichiarato di moltiplicare la disponibilità di piattaforme a basso costo.

Il ruolo della Corea del Nord

A rafforzare questa espansione industriale contribuisce anche la Corea del Nord. Secondo vari rapporti, migliaia di lavoratori nordcoreani sarebbero stati inviati in Russia — soprattutto nella zona economica speciale di Alabuga — per lavorare nelle linee di produzione dei droni russi di tipo Shahed-Geran.

Si parla di numeri che oscillano dalle 10.000 alle 25.000 persone, a seconda delle fonti diplomatiche e ucraine. Questa collaborazione si inserisce nel crescente asse Mosca–Pyongyang, con Kim Jong Un che, in cambio di sostegno economico e politico, offre manodopera e supporto industriale. L’intesa permette alla Russia di mantenere ritmi di produzione elevati nonostante le sanzioni, mentre la Corea del Nord accede a tecnologie e know-how che potrebbero alimentare la propria industria militare.

Come ha spiegato il sito Nk News, le ultime immagini satellitari mostrano gli sforzi nordcoreani per terminare i lavori di copertura dei tetti di numerose strutture sospettate di essere coinvolte nella produzione di droni militari, motori a razzo e veicoli di lancio di missili. Pyongyang deve fare in fretta per due ragioni.

La prima: Kim annuncerà presto una politica di sviluppo simultaneo di armi nucleari e convenzionali. La seconda: il leader nordcoreano ha fatto dei piccoli droni suicidi una priorità assoluta per quanto riguarda le armi convenzionali.

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